Tu coll'offrirti a soffrire ciò che lui soffre gli darai un ristoro in tanto penare.

Dopo che la Vergine Santissima se Lo prese fra le braccia, si av­vicinò a me e, piangendo, mi disse: «Figlia, vedi come il mio Figlio è trattato dagli uomini, le orribili offese che commettono che non gli danno mai tregua; guardalo come soffre!». Ed io cercavo di guardarlo e Lo vedevo tutto Sangue, tutto piaghe e quasi trinciato, ridotto ad uno stato mortale; sentivo tali pene che avrei voluto mille volte morire anziché vedere tanto soffrire il mio Signore, mi vergognavo delle mie piccole sofferenze. La Santissima Vergine soggiunse, ma sempre pian­gendo: «Avvicinati a baciare le piaghe del mio Figlio; lui ti sceglie come vittima, e se tanti l'offendono, tu coll'offrirti a soffrire ciò che lui soffre gli darai un ristoro in tanto penare. Non l'accetti tu?». Io mi sentivo tanto annientata, mi vedevo tanto cattiva (qual sono ancora!) e indegna, che non ardivo di dire: «Sì». La natura tremava, mi sentivo tanto debole delle pene passate, che appena mi lasciava un filo di vita. Poi, non so come, da lontano vedevo i demoni che strepitavano tanto e che, tutto ciò che avevo veduto fare al Signore lo dovevano fare a me se accettavo. In me stessa sentivo tali pene, dolori, stiramentí di nervi, che io credevo di dover lasciare la vita.

Finalmente m'avvicinai e gli baciai le piaghe; pareva che, fatto ciò, quelle membra così lacerate si risanavano, ed il Signore, che prima pareva quasi morto, s'incominciava a ravvivare a nuova vita. Interna­mente ricevevo tali lumi sulle offese che si fanno, attrazioni di accetta­re d'essere vittima ancorché dovessi soffrire mille morti ché il Signore tutto meritava, e che io non potrei oppormi a ciò che lui voleva. Que­sto succedeva mentre si stava in muto silenzio. Ma in que[gl]i sguardi che a vicenda ci davamo, erano tanti inviti, tante saette infoca­te che mi passavano il cuore. La Santissima Vergine specialmente mi spronava ad accettare. Ma chi può dire tutto ciò che passai.

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