[AUDIO] Meditazione sul 2° volume

capitolo 13 - Aprile 12, 1899

capitolo 14 - Aprile 14, 1899

 

Gesù chiede a Luisa conforto e consolazioni per i suoi dolori.

Le chiede di essere il suo tabernacolo vivo.

Le mostra i peccati che più lo offendono: Messe sacrileghe, ipocrisia e cattivi comportamenti in Chiesa. 




Volume 2 - Capitolo 13

Aprile 12, 1899 

Gesù trova in lei il suo tabernacolo, e mostra il suo dolore per le sante messe sacrileghe e le ipocrisie

 

Quest’oggi, senza farmi tanto aspettare, Gesù è venuto subito e mi ha detto: “Tu sei il mio tabernacolo; tanto è per me stare nel sacramento, quanto nel tuo cuore; anzi, in te ci trovo un’altra cosa di più, che è il poterti partecipare le mie pene ed averti insieme con me, vittima vivente innanzi alla divina giustizia, ciò che non trovo nel sacramento”.

E mentre diceva queste parole si è rinchiuso dentro di me. Stando dentro di me, Gesù mi faceva sentire, ora le punture delle spine, ora i dolori della croce, gli affanni e le sofferenze del cuore. Intorno al suo cuore vedevo un intreccio di punture di ferro, che lo facevano soffrire molto a Gesù. Ah, quanta pena mi faceva, vederlo tanto soffrire! Avrei voluto io tutto soffrire, anziché far soffrire il mio dolce Gesù, e di cuore l’ho pregato che a me desse le pene, a me il patire.

Gesù mi ha detto: “Figlia, le offese che più trafiggono il mio cuore sono le messe sacrilegamente dette e le ipocrisie”.

Chi può dire quello che compresi in queste due parole? A me più pareva che esternamente si fa vedere che si ama, si loda il Signore, internamente si ha il veleno pronto per ucciderlo; esternamente si fa vedere che si vuole la gloria, l’onore di Dio, internamente si cerca l’onore, la stima propria. Tutte le opere fatte con ipocrisia, anche [le] più sante, sono opere tutte avvelenate, che amareggiano il cuore di Gesù.

 


Volume 2 - Capitolo 14

Aprile 16, 1899 

Gesù la conduce in chiesa e le mostra come viene trattato dalle anime a lui consacrate

 

Stando nel mio solito stato, Gesù mi ha invitato a girare per vedere che cosa facevano le creature. Io gli ho detto: “Mio adorabile Gesù, stamane non ci ho voglia di girare e di vedere le offese che ti fanno; stiamoci qui, tutti e due insieme”.

Ma Gesù insisteva che voleva girare; allora, per contentarlo, gli ho detto: “Se vuoi uscire, andiamo piuttosto dentro di qualche chiesa, che là son più poche le offese che vi fanno”.

E così siamo andati dentro ad una chiesa, ma anche là era offeso più che in altri luoghi; non perché nelle chiese si fanno più peccati che nel mondo, ma perché sono offese fatte dai suoi più cari, e da quegli stessi che dovrebbero mettere anima e corpo per difendere l’onore e la gloria di Dio; perciò giungono più dolorose al suo cuore adorabile. Quindi vedevo anime devote, che per bagattelle da niente non si preparavano bene alla comunione; la loro mente, invece di pensare a Gesù, pensava ai loro piccoli disturbi, a tante cose da niente, e questo era il loro apparecchio. Quanta pena facevano queste tali a Gesù, e quanta compassione facevano loro stesse, che badavano a tante pagliuzze, a tante frasche, ed intanto, poi, non benignavano d’uno sguardo a Gesù!

Gesù mi disse: “Figlia mia, quanto impediscono queste anime che la grazia si versi in loro; io non guardo alle minutezze, ma all'amore con cui si accostano, e loro me ne fanno un cambio, più badano alle paglie che all'amore; anzi, l’amore distrugge le paglie, ma con molte paglie non si accresce un tantino d’amore, anzi lo si diminuisce. Ma quel ch'è peggio, queste anime che si disturbano tanto, ci perdono molto tempo; vorrebbero stare coi confessori le ore intere per dire tutte queste minutezze, ma mai mettono mano all'opera con una buona e coraggiosa risoluzione per svellere queste paglie. Che dirti poi, o figlia mia, di certi sacerdoti di questi tempi? Si può dire che operano quasi satanicamente, giungendo a farsi idolo delle anime. Ah, sì, dai miei figli il mio cuore viene più trafitto, perché se più gli altri mi offendono, offendono le parti del mio corpo, ma i miei mi offendono le parti più sensibili e tenere, fino nell'intimo del cuore”.

Chi può dire lo strazio di Gesù? Nel dire queste parole piangeva amaramente. Io feci quanto più potevo per compatirlo, ma mentre ciò facevo, ci ritirammo insieme con Gesù sulla croce.