[AUDIO] Meditazione sul 2° volume

capitolo 11 - Aprile 7, 1899

capitolo 12 - Aprile 9, 1899

 

I desideri struggenti di Luisa durante le assenze di Gesù.

L'amore ardentissimo e infuocato di Gesù verso Luisa e di Luisa verso Gesù nei loro incontri di amore.

Luisa ama Gesù partecipando attivamente alle sue sofferenze per alleggerirlo. 




Volume 2 - Capitolo 11

Aprile 7, 1899 

Aspetta, con ansia e pianto, Gesù, che poi le si mostra e la invita a baciare le sue piaghe

 

Continua lo stesso stato, ma specialmente questa mattina l’ho passata amarissima; avevo perduta quasi la speranza che Gesù venisse. Oh, quante lagrime ho dovuto versare! Era proprio l’ultima ora e Gesù non ci veniva ancora! Oh Dio, che fare? Il mio cuore era in tanto forte dolore ed in continuo palpitare, tanto sì fortemente, che mi sentivo in agonia mortale.

Nel mio interno gli dicevo: “Mio buon Gesù, non vedi pur tu stesso che mi sento mancare la vita? Dimmi almeno, come si può fare a stare senza di te? Come si può vivere? Sebbene sono ingrata a tante grazie, eppure ti amo, giacché ti offro questa pena amarissima della vostra assenza per ripararti la mia ingratitudine; ma vieni, abbi, Gesù, pazienza. Sei sì buono, non farmi più aspettare, vieni. Ah, non sai pur tu stesso che crudel tiranno è l’amore? Che, non hai compassione di me?”.

Mentre stavo in questo stato sì doloroso, Gesù è venuto, e tutto compassione mi ha detto: “Ecco che son venuto; non più piangere, vieni a me”.

In un istante mi son trovata fuori di me stessa, insieme con lui, ed io lo guardavo, ma col timore che di nuovo lo perdessi, che a larga vena mi scorrevano le lacrime dagli occhi. Gesù ha continuato a dirmi: “No, non piangere più, vedi un poco quanto sto a soffrire; guardami la testa, le spine son penetrate tanto dentro che non più compariscono fuori. Vedi quanti squarci e sangue coprono il mio corpo? Avvicinati, dammi un ristoro”.

Occupandomi delle pene di Gesù, ho dimenticato un poco le mie, e così ho incominciato dal capo. Oh, quanto era straziante vedere quelle spine, così incarnate dentro, che appena si potevano tirare! Mentre io ciò facevo, Gesù si lamentava, tant'era il dolore che soffriva. Dopo che ho tirato quella corona di spine, tutta spezzata, l’ho riunita insieme, e conoscendo che il maggior piacere che si possa dare a Gesù è il patire per lui, l’ho presa e l’ho conficcata sulla mia testa. Poi, una per una si è fatto baciare le piaghe, ed in qualche piaga voleva che succhiassi il sangue. Io cercavo di fare tutto ciò che lui voleva, ma in muto silenzio, quando si è presentata la Vergine Santissima e mi ha detto: “Domanda a Gesù che cosa vuol fare di te”.

Io non ardivo, ma la Mamma m’incitava a farlo. Per contentarla, ho avvicinato le labbra all'orecchio di Gesù, e zitto zitto gli ho detto: “Che cosa vuoi fare di me?”.

E lui ha risposto: “Voglio fare di te un oggetto delle mie compiacenze”.

E nell'atto stesso di dire queste parole è scomparso ed io mi son trovata in me stessa.

 


Volume 2 - Capitolo 12

Aprile 9, 1899 

Gesù la trasporta in Chiesa e se la tiene in sua compagnia nella custodia

 

Questa mattina Gesù si è fatto vedere e mi ha trasportato dentro di una chiesa; là ho sentito la S. Messa e ho fatto la comunione dalle mani di Gesù. Dopo ciò mi sono abbracciata ai piedi di lui, sì fortemente che non potevo distaccarmene. Il pensiero delle pene dei giorni passati, cioè della privazione di Gesù, mi faceva tanto temere che di nuovo lo perdessi, che stando ai suoi piedi piangevo e gli dicevo: “Questa volta, o Gesù, non ti lascerò più, perché tu, quando te ne vai da me, mi fai tanto penare ed aspettare”.

Gesù mi disse: “Vieni fra le mie braccia, che voglio ristorarti delle pene che passasti in questi giorni”.

Io quasi non ardivo di farlo, ma Gesù stese le mani e mi prese sui piedi, mi abbracciò e mi disse: “Non temere, che non ti lascio; questa mattina voglio contentarti, vieni a starti con me nella custodia”.

E così ci ritirammo tutti e due nella custodia. Chi può dire ciò che facemmo? Ora mi baciava ed io a lui; ora io mi riposavo in lui e Gesù in me; ora vedevo le offese che riceveva, ed io facevo atti di riparazione contro le diverse offese. Chi può dire la pazienza di Gesù nel sacramento? È tale e tanta, che mette terrore solo a pensarla. Ma mentre stavo ciò facendo, Gesù mi ha fatto vedere il confessore che veniva a chiamarmi in me stessa; Gesù mi ha detto: “Basta adesso, va, che l’ubbidienza ti chiama!”.

E così pareva che l’anima tornasse al corpo, e di fatto il confessore mi chiamava all'ubbidienza.