[AUDIO] Meditazione sul 1° volume

capitoli 67 e 68

 

Gesù rivela a Luisa il valore inestimabile della Croce, la sola cosa che deve essere desiderata da chi vuole davvero farsi santo e vivere nella Divina Volontà.

La mistica crocifissione di Luisa. 




Volume 1 - Capitolo 67

Dammi la croce

Ricordo che, seguitando a domandare la crocifissione e trasportandomi Gesù fuori di me stessa, mi portava nei luoghi santi di Gerusalemme, dove Nostro Signore patì la sua dolorosa passione, e là incontrammo molte croci; il mio diletto Gesù mi diceva: «Se tu sapessi che bene contiene in sé la croce, come rende l'anima preziosa, che gemma d'inestimabile valore acquista chi ha il bene di possedere le sofferenze! Basta dirti solamente che venendo sulla terra non scelsi le ricchezze, i piaceri, ma mi ebbi a care ed intime sorelle la croce, la povertà, le sofferenze, ignominie». mentre così diceva, mostravo tale un gusto, una gioia del patire, che quelle parole mi passavano il cuore come tanti dardi infocati, a parte a parte, tanto che mi sentivo venir meno la vita se il Signore non mi concedeva il patire, e con quanta voce e forza tenevo, non facevo altro che dirgli: «Sposo Santo, dammi il patire, dammi le croci; da questo solo conoscerò che mi amate, se mi contentate con le croci e coi patimenti». E così prendevo una di quelle croci più grandi che vedevo, mi mettevo sopra e pregavo Gesù che mi venisse a crocifiggermi, e lui si compiaceva di prendere la mia mano ed incominciava a trapassarla col chiodo, d'intanto intanto il benedetto Gesù mi domandava: «Che? Ti duole assai? Vuoi che non continuo?».

Ed io: «No, no diletto mio, continuate; mi duole, sì, ma sono contenta». Ed avevo tale timore che non compisse di crocifiggermi, che non facevo altro che dirgli: «Fate presto, o Gesù! Fate presto, non la prendete per le lunghe». Ma che quando si giungeva a inchiodarmi l'altra mano, le braccia della croce si trovavano corte, mentre prima mi parevano bastanti per poter ciò fare, chi può dire quanto lasciavo mortificata. Questo si ripeteva molte volte, e delle volte se si trovavano le braccia, non si trovava la lunghezza della croce per poter distendere i piedi; in una parola, ci doveva mancare una cosa per non potersi compiere la crocifissione. Chi può dire l'amarezza dell' animo mio ed i lamenti che mi facevo con Nostro Signore ché non mi concedeva il vero patire. gli dicevo: «Diletto mio, tutto finisce in burla: mi dicevi di dovermi portare nel cielo, e poi di nuovo mi facevi ritornare alla terra; mi dici di dovermi crocifiggere, e mai veniamo alla completa crocifissione». E Gesù di nuovo mi prometteva di dovermi crocifiggere. 

 


Volume 1 - Capitolo 68

“Per te, non devi aver altra mira che la croce e questa ti basterà per tutto”

14 Settembre 1899

Una mattina, era il giorno delle esaltazione della croce, il mio dolce Gesù mi trasportò nei luoghi santi, e prima mi disse tante cose della virtù della croce; non ricordo tutto, appena qualche cosa: «Diletta mia, vuoi tu essere bella? La croce ti darà i lineamenti più belli che trovar si possa e nel cielo e nella terra, tanto da innamorare Iddio che contiene in sé tutte le bellezze».

Continuava Gesù: «Vuoi tu essere ripiena d'immense ricchezze, non per breve tempo ma per tutta l'eternità? Ebbene, la croce ti somministrerà tutte le specie di ricchezze, dai centesimi più piccoli, qual sono le piccole croci, alle somme più grandi, quali sono le croci più pesanti. Eppure, gli uomini sono tanto avidi per guadagnare un soldo temporale, che dovranno presto lasciare, e nessun pensiero si danno per acquistare un centesimo eterno; e quando Io, avendo compassione di loro, vedendo la loro spensieratezza per tutto ciò che riguarda l'eterno, benignamente gliene porgo l'occasione, invece d'averlo a caro, si indignano e mi offendono. Che pazzia umana, pare che la capiscono al rovescio!

Diletta mia, nella croce ci sono tutti i trionfi, tutte le vittorie ed i più grandi acquisti. Per te, non devi aver altra mira che la croce e questa ti basterà per tutto. Quest'oggi voglio contentarti; quella croce che finora non bastava per poterti stendere e completamente crocifiggerti è la croce che tu finora hai portato, quindi, dovendoti completamente crocifiggerti hai bisogno che nuove croci faccia scendere sopra te; onde, quella croce che finora hai trovato me la porterò nel cielo per mostrarla come pegno del tuo amore a tutta la Corte Celeste, e un'altra più grande dal cielo ne farò scendere per poter soddisfare le mie ardenti brame che ho sopra di te».

Mentre ciò Gesù diceva, si presentò quella croce vista da me le altre volte; io la presi e mi distesi sopra. mentre stavo così, si aprì il cielo e vi scese l'evangelista san Giovanni e portava la croce che Gesù mi aveva indicato, la Regina Madre e molti angeli. Quando giunsero a me vicino, mi tolsero da sopra quella croce e mi misero sopra di quella che mi avevano portato, molto più grande. Un angelo poi, prese quella croce di prima e se la portò nel cielo.

Dopo ciò, Gesù, di propria mano, incominciò ad inchiodarmi sopra di quella croce, Mamma Regina mi assisteva, gli angeli e san Giovanni porgevano i chiodi. Il mio dolce Gesù mostrava tale un contento, una gioia nel crocifiggermi, che solo per poter dare quel contento a Gesù, non solo avrei sofferto la croce ma altre pene ancora. Ah! mi pareva che il cielo faceva nuova festa per me nel vedere il contento di Gesù.

Molte anime dal purgatorio furono liberate prendendo il volo per il cielo e parecchi peccatori furono convertiti, perché il mio Divin Sposo a tutti fece partecipe il bene delle mie sofferenze.

Chi può dire poi i dolori intensi che provai nell'essere bene bene distesa sulla croce ed esser[mi] trapassate le mani ed i piedi con i chiodi. Ma specialmente i piedi, era tanta l'atrocità delle pene, che non possono descriversi.

Quando mi compirono di crocifiggermi ed io mi sentivo che nuotavo sul mare delle pene e dei dolori, Mamma Regina disse a Gesù: «Figlio mio, oggi è giorno di grazia, voglio che di tutto le partecipiate le vostre pene; non ci resta altro che passate il cuore con la lancia e le rinnovate la corona di spine». Allora, Gesù stesso prese la lancia e mi passò il cuore da parte a parte, gli angeli presero una corona di spine ben folta e la diedero in mano alla Santissima Vergine e lei stessa me la conficcò in testa.

Che giorno memorando fu per me, di dolori, sì, contenti; di pene indicibili, ma di gioia ancora. Basta sol dire che era tanta la forza dei dolori, che Gesù per tutto quel giorno non si mosse da me vicino, per sorreggere la mia natura che veniva meno alla vivacità delle pene. Quelle anime del purgatorio che erano volate al cielo scendevano unite cogli Angeli e circondavano il mio letto, ricreandomi coi loro cantici e ringraziando affettuosamente che per le mie sofferenze le avevo liberate da quelle pene.

Succedeva poi che passando cinque, sei giorni di quelle pene intense, con mio grande rammarico quelle pene si incominciavano a diminuirsi ed allora sollecitavo il mio diletto Gesù che di nuovo mi rinnovasse la crocifissione. E lui, quando presto e quando un po' tardi, si compiaceva di trasportarmi nei luoghi santi e mi partecipava le pene della sua dolorosa Passione: or la corona di spine, or la flagellazione, or portavo la croce al Calvario ed or la crocifissione; quando un mistero al giorno e quando tutto in un giorno, secondo che a lui piaceva; e questo mi riusciva con sommo dolore e contento dell'anima mia.

Ma, allora mi riusciva amarissimo, quando si cambiava la scena ed invece di soffrire io, ero io spettatrice di veder soffrire l'amantissimo Gesù le pene della dolorosa passione. Ah, quante volte mi trovavo in mezzo ai Giudei, insieme con Mamma Regina, a veder soffrire il mio diletto Gesù!

Ah, sì, è pur vero che riesce più facile soffrire la persona stessa che veder soffrire la persona amata!