[AUDIO] Meditazione sul 1° volume

capitoli 7, 8 e 9

 

Solo un cuore davvero umile può ricevere le grazie, sia ordinarie che straordinarie, da Gesù.

Il dovere di corrispondere alle grazie e l'orrore del peccato.

L'essenza della vera umiltà e l'infanzia spirituale.




Volume 1 - Capitolo 7

“Tu ti starai vicina a me come un bambino”

E succedeva così. Ogni mattina, dopo la Comunione mi diceva ciò che avrei dovuto fare nel giorno. Dirò tutto brevemente, ché dopo tanto tempo è impossibile poter dire tutto. 

[Di] certo non ricordo, ma mi pare che la prima cosa che mi diceva essere necessario per purificare l’interno del mio cuore, era l’annichilimento di me stessa, cioè l’umiltà. E proseguiva a dirmi: “Vedi, per fare che nel tuo cuore [Io] versassi le mie grazie, voglio proprio farti capire che da te niente puoi. Io mi guardo assai bene da quelle anime che attribuiscono a loro stesse ciò che fanno, volendomi fare tanti furti delle mie grazie. Invece a quelle tali che conoscono se stesse, Io sono largo di versare a torrenti le grazie mie, sapendo benissimo che niente riferiscono a loro stesse, Me ne sono grate, ne fanno quella stima che si conviene, vivono con continuo timore che se non Mi corrispondono posso togliere ciò che ho dato, sapendo che non è cosa loro. Tutto all'opposto nei cuori che puzzano di superbia: già neppure posso entrare nel loro cuore, perché gonfio di loro stessi non c’è luogo dove potermi mettere; le misere non fanno nessun conto delle mie grazie e vanno di cadute in cadute fino alla rovina. Perciò voglio che in questo giorno [tu] faccia continui atti d’umiltà, voglio che tu stia come un bambino legato in fasce che non può muovere né un piede per dare un passo né una mano per operare, ma tutto [sta] aspettando dalla madre; così tu ti starai vicina a Me come un bambino, pregandomi sempre che ti assista, che ti aiuti, confessa[ndo]mi sempre il tuo nulla, insomma, aspettando tutto da Me”.

 


Volume 1 - Capitolo 8

Gesù conduce l’anima alla verità del suo nulla

Quindi cercavo di fare quanto più potevo per contentarlo: m’impicciolivo, m’annichilivo, e delle volte giungevo a tanto da sentire quasi disfatto l’essere mio, in modo che non potevo operare, né dare un passo, neppure un respiro se Lui non mi reggeva. 

Poi mi vedevo tanto cattiva che avevo vergogna di farmi vedere dalle persone, conoscendomi la più brutta, come in realtà lo sono ancora. Onde quanto più potevo fuggirle le fuggivo, e dicevo fra me stessa: “Oh, se sapessero quanto sono cattiva! E se potessero vedere le grazie che il Signore mi sta facendo (che io non dicevo niente a nessuno) e che [nonostante queste] io sono sempre la stessa, oh come mi avrebbero in orrore!”

Onde, la mattina, quando andavo di nuovo alla Comunione, mi pareva che nel venire in me faceva festa per il contento che ne sentiva nel vedermi così annientata; mi diceva altre cose sull'annichilamento di me stessa, ma però in modi sempre diversi dalla prima volta. Io credo che non una, ma le centinaia di volte mi ha parlato, e se [anche] mi avesse parlato le migliaia, terrebbe sempre nuovi modi da dire sulla stessa virtù. Oh, mio Divin Maestro, quanto sei sapiente! Vi avessi almeno corrisposto!

 


Volume 1 - Capitolo 9

L’anima si duole dei peccati e delle mancanze commesse

Mi ricordo che una mattina mentre mi parlava sulla stessa virtù, mi disse che per mancanza d’umiltà avevo commessi tanti peccati, e che se io fossi stata umile, mi sarei tenuta più vicina a Lui e non avrei fatto tanto male; mi fece capire quanto era brutto il peccato, l’affronto che questo misero vermicciolo aveva fatto a Gesù Cristo, l’ingratitudine orrenda, l’empietà enorme, il danno che ne era venuto all'anima mia. 

Ne rimasi tanto sbigottita che non sapevo che fare per riparare. Facevo qualche mortificazione, ne chiedevo altre al confessore,ma poche me n’erano date, quindi mi sembravano tutte ombre e non facevo altro che pensare ai miei peccati, ma sempre più stretta a Lui. Avevo tale timore d’allontanarmi e di fare peggio che prima, che io stessa non so esprimerlo. Non facevo altro, quando mi trovavo con Lui, che dirgli la pena che sentivo per averlo offeso, Gli chiedevo sempre perdono, Lo ringraziavo ch'era stato tanto buono con me, Gli dicevo di cuore: “Vedi, o Signore, il tempo che ho perduto, mentre potevo amarvi!” Onde non sapevo dire altro [che] il male grave che avevo fatto.