[AUDIO] Meditazione sul 2° volume

capitolo 1 - Febbraio 2, 1899 parte 2ª

 

Le conoscenze di fede infuse soprannaturalmente da Dio.

Gli attributi e le caratteristiche divine.

Splendide immagini che fanno comprendere molto bene chi è Dio, i suoi attributi e le sue operazioni.




Volume 2 - Capitolo 1 [parte 2ª] 

Febbraio 2, 1899

Gesù le parla della fede

Pare a me che Iddio in due modi comunica la fede all'uomo. La prima è nel santo battesimo. La seconda è quando Iddio benedetto, spiccando una particella della sua sostanza nell'anima, le comunica le virtù di far miracoli, come poter risorgere i morti, sanare gl'infermi, arrestare il sole ed altro. Oh, se il mondo avesse fede, si cambierebbe in un paradiso terrestre! Oh, quanto alto e sublime è il volo dell’anima che si esercita nella fede! A me sembra che l’anima, esercitandosi nella fede, fa come quei timidi uccelletti che, temendo di essere presi dai cacciatori oppure da qualche altra insidia, fanno la loro dimora sulle cime degli alberi, oppure sulle alture; quando poi son costretti a prendere il cibo, scendono, prendono il cibo, e subito se ne volano nella loro dimora; e qualcuno più accorto prende il cibo e neppure se lo mangia sul terreno, per essere più sicuro se lo porta sulle cime degli alberi e là se lo inghiotte. Così l’anima che vive di fede: è tanto timida delle cose terrene che, per paura di essere insidiata, neppure le degna d’uno sguardo. La sua dimora è in alto, cioè sopra tutte le cose della terra, e specialmente nelle piaghe di Gesù Cristo, e da dentro quelle beate stanze, geme, piange, prega e soffre insieme col suo sposo Gesù, sulla condizione e miseria in cui giace il genere umano. Mentre essa vive in quei forami delle piaghe di Gesù, il Signore le dà una particella delle sue virtù, e l’anima si sente in sé quelle virtù come se fossero sue; ma però avverte che, sebbene se le vede sue, il possesso che le viene dato, è stato comunicato dal Signore. Succede come ad una persona che ha ricevuto un dono che essa non possedeva; ora, che fa? Se lo prende e se ne rende padrona, ma ogniqualvolta lo guarda, dice fra sé: “Questo è mio, però mi fu donato da quel tale”.

Così fa l’anima cui il Signore, spiccando da sé una particella del suo Essere Divino, la trasmuta in se stesso. Or, quest’anima, oh! come aborrisce il peccato, ma insieme compatisce gli altri, prega per chi vede che cammina nella via del precipizio, si unisce insieme con Gesù Cristo e si offre vittima a soffrire per placare la divina giustizia e per risparmiare le creature dai meritati castighi. E se fosse necessario il sacrificio della vita, oh, quanto volentieri lo farebbe per la salvezza [anche] di un’anima sola!

Avendomi detto il confessore che io gli spiegassi come veggo la divinità di Nostro Signore qualche volta, io gli risposi che era impossibile sapergli dir nulla; ma la notte mi apparve il benedetto Gesù, e quasi mi rimproverò di questo mio diniego; ed allora mi fece balenare come due raggi luminosissimi. Col primo compresi nel mio intelletto che la fede è Dio e Dio è la fede; mi son provata a dire qualche cosa sulla fede, proverò [ora] a dire come veggo Iddio, e questo fu il secondo raggio.

Ora, mentre mi trovo fuori di me stessa e trovandomi nell'alto dei cieli, mi è parso di vedere Dio dentro a una luce, ed egli stesso pareva anche luce; ed in questa luce si trovava bellezza, fortezza, sapienza, immensità, altezza, profondità, senza termini e confini; sicché pure nell'aria che respiriamo vi è Dio, è Dio stesso che si respira; sicché ognuno lo può fare come vita propria, come lo è infatti. Sicché nessuna cosa gli sfugge e nessuno lo può sfuggire. Questa luce pare che sia tutta voce, senza che parla; tutta operante, mentre sempre riposa; si trova da per tutto, senza niente ingombrare; e mentre si trova da per tutto, tiene anche il suo centro. Oh Dio, quanto sei incomprensibile! Ti veggo, ti sento, sei la mia vita, ti restringi in me, mentre resti sempre immenso e niente perdi di te; eppure mi sento balbuziente e mi pare di non saperne dire nulla.

Per potermi spiegare meglio, secondo il nostro umano linguaggio, dirò che veggo un’ombra di Dio in tutto il creato; perché in tutto il creato, dove ha gettato l’ombra della sua bellezza, dove i suoi profumi, dove la sua luce, come nel sole, [nel quale] io veggo un’ombra speciale di Dio. Lo veggo come adombrato in questo pianeta, come re di tutti gli altri pianeti.

Che cosa è il sole? Non è altro che un globo di fuoco; uno è il globo, ma molti sono i raggi, di modo che noi possiamo comprendere facilmente, il[6] globo, Iddio, e dai raggi, gli immensi attributi di Dio.

Secondo: il sole è fuoco, ma insieme è luce ed è calore, quindi la Santissima Trinità è adombrata nel sole; il fuoco è il Padre, la luce è il Figlio, il calore è lo Spirito Santo, ma uno è il sole; e come non si può dividere il fuoco dalla luce e dal calore, così una è la potenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che fra loro non si possono realmente separare. Come il fuoco nello stesso istante produce la luce ed il calore, sicché non si può concepire il fuoco senza concepirsi anche la luce ed il calore, così non si può concepire il Padre prima del Figlio e dello Spirito Santo, e così, vicendevolmente hanno tutti e Tre lo stesso principio eterno.

Aggiungo che la luce del sole si spande ovunque; così Iddio, con la sua immensità, dovunque penetra; però ricordiamoci che questo non è che un’ombra, perché il sole non giunge dove non può penetrare con la sua luce, ma Dio penetra dovunque. È spirito purissimo Iddio, e noi lo possiamo raffigurare nel sole che fa penetrare i suoi raggi dovunque, e senza che nessuno li possa prendere fra le mani; di più: Dio guarda tutto, le iniquità, le nefandezze degli uomini, e lui resta sempre quello che è, puro, santo, immacolato. Ombra di Dio è il sole, che manda la sua luce sulle immondezze e resta immacolato; nel fuoco, spande la sua luce e non si arde; nel mare, nei fiumi, e non si affoga; dà luce a tutti e feconda tutto; dà vita a tutto col suo calore e non si ammiserisce di luce, né niente perde del suo calore; e molto più, fa tanto bene a tutti e lui di nessuno fa bisogno, e resta sempre quello che è: maestoso, risplendente, senza mai mutarsi.

Oh, come si ravvisano bene nel sole le qualità divine! Con la sua immensità si trova nel fuoco e non si arde; nel mare e non si affoga; sotto dei nostri piedi e non [lo] si calpesta; dà a tutti e non si ammiserisce, e di nessuno fa bisogno; guarda tutto, anzi è tutt’occhi e non c’è cosa che non sente, è a giorno d’ogni fibra del nostro cuore, d’ogni pensiero della nostra mente. Ed essendo spirito purissimo, non ha né orecchie né occhi, e per qualunque successo non mai si muta. Il sole, investendo il mondo con la sua luce, non si affatica; così Iddio, dando vita a tutti, aiutando e reggendo il mondo non si affatica. Per non godere più, l’uomo, la luce del sole ed i suoi benefici influssi, può nascondersi, può mettere ripari, ma al sole nulla fa, [il sole] rimane quello che è; il male cadrà tutto sopra dell’uomo. Così, col peccato può allontanarsi da Dio e non godere più i suoi benefici influssi, ma a Dio nulla gli fa, il male è tutto suo.

Anche la rotondità del sole mi simboleggia l’eternità di Dio, che non ha né principio né fine. La stessa luce penetrante del sole, che nessuno può restringere nel suo occhio, che se alcuno volesse fissarlo nel suo pieno meriggio resterebbe abbagliato, e se il sole si volesse avvicinare all'uomo, l’uomo ne resterebbe incenerito, così del sol Divino: nessuna mente creata può restringerlo nella sua piccola mente, per comprenderlo in tutto quello che è; e se volesse sforzarsi, ne resterebbe abbagliato e confuso; e se questo sole Divino volesse sfoggiare tutto il suo amore, facendolo sentire [all'uomo] mentre è in carne mortale, l’uomo ne resterebbe incenerito. Onde [Dio] ha gettato un’ombra di sé e delle sue perfezioni su tutto il creato, sicché pare [che] lo vediamo e tocchiamo e ne restiamo toccati continuamente.

Oltre di ciò, dopo che il Signore disse quelle parole: “La fede è Dio”, io gli dissi: “Gesù, mi vuoi bene?”.

E lui ha soggiunto: “E tu mi vuoi bene?”.

Io subito ho detto: “Sì, Signore e voi lo sapete che senza di voi mi sento mancare la vita”.

“Ebbene ‑ ha ripreso Gesù ‑ tu mi vuoi bene, io pure; quindi amiamoci e stiamoci sempre insieme”.

Così è finito per questa mattina. Ora, chi può dire quanto la mia mente ha compreso di questo sole divino? Mi pare di vederlo e di toccarlo ovunque, anzi mi sento investita dentro e fuori di me stessa; ma la mia capacità è piccina; mentre pare che comprenda qualche cosa di Dio, al vederlo pare che non ho compreso niente, anzi di avere spropositato; spero che Gesù perdoni i miei spropositi.