[AUDIO] Meditazione sul 2° volume

capitolo 26 - Maggio 26, 1899

capitolo 27 - Maggio 31, 1899

 

Gesù spiega a Luisa che il vero conoscimento di se stessi unito al disprezzo di sé va sempre unito alla confidenza in Dio e vissuto con fede, perché non diventi nocivo all'anima.

Imparare a non tenere in alcun conto ciò che gli altri pensano di noi, ma preoccuparsi del giudizio di Dio solo.




Volume 2 - Capitolo 26

Maggio 26, 1899 

Vede il proprio nulla e Gesù l'ammaestra

 

Questa mattina mi trovavo in un annientamento di me stessa fino a sentirmi esosa ed infastidita. Mi pareva [di] essere [la] più abominevole che trovar si potesse. Mi vedevo come un piccolo verme che si volgeva e rivolgeva, ma sempre lì nel fango rimanevo, senza poter dare un passo. Oh Dio, che miseria umana! Eppure dopo tante grazie elargitemi sono così cattiva ancora! Il mio buon Gesù, sempre benigno con questa miserabile peccatrice, è venuto e mi ha detto: “Il disprezzo di te stessa allora è lodevole quando è ben investito dallo spirito della fede, ma quando non è investito dallo spirito di fede, invece di farti bene ti potrà nuocere, perché vedendoti quale tu sei, che non puoi fare niente di bene, sconfiderai, rimarrai abbattuta, senza fidarti di dare un passo nella via del bene; ma appoggiandoti a me, cioè investendoti dallo spirito di fede, verrai a conoscere e disprezzare te, ed insieme a conoscere me, confidando di tutto poter operare con l’aiuto mio; ed ecco che facendo in questo modo camminerai secondo la verità”.

Quanto bene ha fatto all'anima mia questo parlare di Gesù! Ho compreso che devo entrare nel mio nulla e conoscere chi sono io, ma non devo lì fermarmi, ma subito dopo, conosciuta me stessa, devo volare nel mare immenso di Dio e lì fermarmi ad attingere tutte le grazie che bisognano all'anima mia; altrimenti la natura resta infiacchita ed il demonio cercherà mezzi come gettarla nella sconfidenza. Sia benedetto sempre il Signore e tutto a gloria sua sempre sia!

 


Volume 2 - Capitolo 27

Maggio 31, 1899 

Lamenti che Gesù fa del confessore e lo consiglia

 

Questa mattina, stando nel mio solito stato, il mio adorabile Gesù è venuto e nell'atto stesso ho veduto il confessore. Gesù si mostrava un po’ dispiaciuto con lui, perché pareva che il confessore volesse che tutti approvassero che fosse opera di Dio il fatto mio, e voleva quasi convincere col manifestare qualche cosa del mio interno ad altri sacerdoti. Gesù si è voltato al confessore e gli ha detto:

“Questo è impossibile, finanche io ebbi dei contrari e da persone delle più riguardevoli ed anche da sacerdoti ed altre dignità; ebbero che ridire sulle mie sante opere, fino a tacciarmi d’indemoniato. Questi contrasti, anche da persone religiose, io li permetto per fare che a suo tempo potesse più rilucere la verità. Che [tu] vuoi consigliarti con due o tre sacerdoti dei più buoni e santi ed anche dotti, per averne lume, ed anche per fare ciò che voglio io nelle cose da farsi, quale il consiglio dei buoni e la preghiera, questo io lo permetto, ma il resto no, no, sarebbe un voler farne sciupio delle opere mie e metterle in burle, ciò che molto mi dispiace”.

Poi disse a me: “Quello che voglio da te è un operare retto e semplice; che del pro e contro delle creature non ti curare. Lasciale pensare come vogliono, senza prenderti il minimo fastidio, che il voler che tutti fossero favorevoli è un voler fuorviare dall'imitazione della mia vita”.