[AUDIO] Meditazione sul 2° volume

capitolo 24 - Maggio 19, 1899

capitolo 25 - Maggio 23, 1899

 

Gesù parla a Luisa dell'umiltà e della sua importanza come segno certo dei favori celesti.

Le spiega che Egli si comunica e dona grazie soprannaturali solo alle anime semplici.

Le parla ancora dell'importanza del distacco da se stessa e da tutte le creature, spiegandole che anche nel cammino verso la santità si può cercare se stessi o la considerazione degli uomini.




Volume 2 - Capitolo 24

Maggio 19, 1899 

Gesù le mostra la preziosità dell'umiltà e della semplicità

 

Questa mattina mi sentivo un timore che non fosse Gesù, ma il demonio che mi volesse illudere. Gesù è venuto e vedendomi con questo timore mi ha detto: “L’umiltà è la sicurezza dei favori celesti. L’umiltà veste l’anima d’una sicurezza tale, in modo che le astuzie del nemico non vi penetrano dentro. L’umiltà mette in salvo tutte le grazie celesti, tanto che dove veggo l’umiltà abbondantemente faccio scorrere qualunque specie di favori celesti. Perciò non voler disturbarti per questo, ma con occhio semplice guarda sempre nel tuo interno se sei investita della bella umiltà, e di tutto il resto non curarti di niente”.

Poi mi ha fatto vedere molte persone religiose e tra questi sacerdoti, anche di santa vita; ma per quanto buoni fossero non vi era in loro quello spirito di semplicità nel credere alle tante grazie ed ai tanti diversi modi che il Signore tiene con le anime. Gesù mi ha detto:

“Io mi comunico sia agli umili che ai semplici, perché subito danno credenza alle mie grazie e le tengono in gran conto sebbene siano ignoranti e poveri. Ma con questi altri che tu vedi, io sono molto restio, perché il primo passo che avvicina l’anima a me è la credenza; onde avviene di questi tali, che con tutta la loro scienza e dottrina ed anche santità, non provano mai un raggio di luce celeste, cioè camminano per la via naturale e mai giungono a toccare neppure per un tantino ciò che è soprannaturale. Eccoti pure la causa perché nel corso della mia vita mortale non ci fu neppure un dotto, un sacerdote, un potente nel mio seguito, ma tutti ignoranti e di bassa condizione, perché più umili e semplici, ed anche più facili a fare dei grandi sacrifizi per me”.

 


Volume 2 - Capitolo 25

Maggio 23, 1899 

Gesù scherza e le parla del vero distacco

 

Questa mattina il mio adorabile Gesù voleva giocare un poco. Veniva, faceva vedere che mi voleva sentire, ma mentre mi mettevo a dire, come un lampo mi scompariva dinanzi. Oh Dio, che pena!

Mentre il mio cuore nuotava in questa pena amarissima della lontananza di Gesù ed ancor ero quasi un po’ inquieta, Gesù è ritornato di nuovo dicendomi: “Che c’è, che c’è? Più quieta, più calma! Dì, dì, che vuoi?”

Ma nell'atto di dire è scomparso. Ho fatto quanto ho potuto per quietarmi, ma che! Dopo qualche tempo il mio cuore è tornato pur a non sapersi dar pace senza del suo unico e solo conforto, e forse più di prima. Gesù ritornando di nuovo mi ha detto: “Figlia mia, la dolcezza ha la virtù di far cambiare la natura alle cose, sa l’amaro ben convertire in dolce. Perciò più dolce, più dolce”. Ma però senza darmi tempo di dire una sola parola. Così ho passato questa mattina.

Dopo ciò mi son sentita fuori di me stessa insieme con Gesù. Ci stavano molte persone; chi ambiva la ricchezza, chi l’onore, chi la gloria e chi fin la santità e tant'altre cose, ma non per Dio, sebbene per essere tenute per qualche gran che dalle creature. Gesù rivolto a loro, tentennando la testa, [a] loro ha detto: “Stolti che siete, che vi state lavorando la rete come imbrigliarvi”.

Poi rivolto a me mi ha detto: “Figlia mia, perciò la prima cosa che tanto raccomando è il distacco da tutte le cose ed anche da loro stesse, e quando l’anima si è distaccata da tutto non ha bisogno di farsi forza per star lontano da tutte le cose della terra che da sé stesse le vanno intorno, ma vedendosi non curate, anzi disprezzate, dandole un addio si licenziano per non darle più molestia”.