[AUDIO] Meditazione sul 2° volume

capitolo 19 - Maggio 6, 1899

capitolo 20 - Maggio 7, 1899

 

Una toccante scena di profonda e affettuosa intimità tra Gesù e Luisa.

Gesù spiega che l'amore del prossimo è meritorio davanti a Lui (così come tutte le opere buone) solo quando è animato da purezza di intenzione ed intenso amore a Lui.




Volume 2 - Capitolo 19

Maggio 6, 1899 

Cerca Gesù fra gli spiriti angelici, e Gesù mostra a questi il suo contento per lei

 

Questa mattina Gesù stentatamente si è fatto vedere. La mia mente la sentivo tanto confusa che quasi non comprendevo la perdita di Gesù, quando mi son sentita circondata da tanti spiriti; forse erano angeli, ma non sono certa. Mentre mi trovavo in mezzo a questi, di tanto in tanto andavo indagando: chi sa potessi sentire almeno l’alito del mio diletto; ma per quanto facessi non avvertivo [da] niente che ci stesse l’amante mio bene, quando da dietro le spalle mi son sentita venire un alito dolce, subito ho gridato: “Gesù, mio Signore!”

Egli ha risposto: “Luisa, che vuoi?”

“Gesù mio bello, vieni, non stare da dietro le spalle, che non posso vederti; sono stata tutta questa mattina ad aspettarti e ad indagare [se], chi sa ti potessi vedere in mezzo a questi spiriti angelici che circondano il letto, ma non mi è riuscito; quindi mi sentivo molto stanca, perché senza di te non posso trovare riposo. Vieni, che ci riposeremo insieme”.

Così Gesù si è messo a me vicino e mi sosteneva la testa. Quegli spiriti hanno detto: “Signore, come subito ti ha conosciuto! Niente meno, non alla voce, ma al solo alito subito ti ha chiamato”.

Gesù ha risposto a loro: “Lei conosce me ed io conosco lei; mi è tanto cara come mi è cara la pupilla degli occhi miei”.

E mentre così diceva mi son trovata negli occhi di Gesù. Chi può dire ciò che ho provato stando in quegli occhi purissimi? È impossibile manifestarlo a parole; gli stessi angeli ne son rimasti stupiti.

 


Volume 2 - Capitolo 20

Maggio 7, 1899 

Gesù le parla della retta intenzione e del vero amore del prossimo

 

Mentre nel giorno ho fatto la meditazione, Gesù continuava a farsi vedere a me vicino, e mi ha detto: “La mia persona è circondata da tutte le opere che si fanno dalle anime, come da una veste; ed a misura della purità d’intenzione e dell’intensità dell’amore che si fanno, così mi danno più splendore, ed io darò a loro più gloria, tanto che nel giorno del giudizio le mostrerò a tutto il mondo per far conoscere a tutto il mondo come mi hanno amato ed onorato i miei figli ed il modo come io onoro loro”.

Prendendo un’aria più afflitta ha soggiunto: “Figlia mia, che sarà di tante opere anche buone fatte senza retta intenzione, per usanza e per fine d’interesse? Quale vergogna non sarà di loro nel giorno del giudizio, nel vedere tante opere buone in sé stesse, ma marcite dalla loro intenzione, che invece di renderle onore come a tante altre, le stesse loro azioni le renderanno vergogna? Perché non sono le opere grandi che miro, ma l’intenzione con cui si fanno; qui è tutta la mia attenzione”.

Per poco Gesù ha fatto silenzio, ed io pensavo alle parole che aveva detto; mentre andavo ruminando nella mia mente, specialmente sulla purità dell’intenzione, e [su] come facendo il bene alle creature, le stesse devono scomparire facendo una la creatura con lo stesso Signore, e fare come se le creature non esistessero, Gesù ha ripreso il suo dire, dicendomi:

“Eppure così è; vedi, il mio cuore è larghissimo, ma la porta è strettissima. Nessuno può riempire il vuoto di questo cuore se non le anime distaccate, nude e semplici, perché come tu vedi, essendo la porta piccola, qualunque impedimento, anche minimo, cioè un’ombra d’attacco, un’intenzione storta, un’opera senza il fine di piacermi, impedisce che entrino a deliziarsi nel mio cuore. L’amore del prossimo, molto va nel mio cuore, ma deve essere tanto congiunto al mio, in modo che [ne] deve formare uno solo, senza potersi discernere uno dall'altro; ma quell'altro amore del prossimo che non è trasformato nel mio amore, io non lo guardo come cosa che a me appartiene”.