QUINTO MISTERO della LUCE 

L'Istituzione dell'Eucaristia


Nella tua Divina Volontà mi rendo presente, o Gesù, all’atto dell’istituzione della tua SS. Eucaristia e mi unisco, Vita mia, a tutta la Corte Celeste che, in estatica, profonda adorazione contempla il tuo umile, divino annichilimento in quel poco pane e poco vino.

Il frutto completo della Santissima Eucaristia è il divenire l’anima stessa un’ostia vivente, sempre e continuamente, per la Divina Volontà regnante in lei come Vita, la quale è la fonte stessa dei Sacramenti. Come l’anima si fonde nella Divina Volontà e vive e opera in Essa, ella trova, presente e in atto, lo stesso atto di Gesù di istituire l’Eucarestia e di comunicarsi alle anime. Ella partecipa a questo atto come se fosse suo, si dà a tutti insieme con Gesù e, allo stesso tempo, diviene il deposito della sua Vita Sacramentale, ricevendolo degnamente per tutti i comunicandi e anche per coloro che non lo ricevono, proprio come Gesù ricevette Se stesso in tutte le anime. E tutto questo l’anima può farlo per l’esuberante eccesso d’amore della Divina Volontà regnante in lei.

Mio dolce Gesù, (dopo aver lavato i piedi degli apostoli) Ti alzi, dolente come sei e quasi corri all’altare dov’è preparato il pane e il vino per la consacrazione. Ti vedo, Cuor mio, che prendi un aspetto tutto nuovo e non mai visto. La tua Divina Persona prende un aspetto tenero, amoroso, affettuoso: i tuoi occhi sfolgorano luce più che se fossero soli; il tuo volto roseo è splendente, le tue labbra sorridenti e brucianti di amore; le tue mani creatrici si mettono in atteggiamento di creare. Ti vedo, Amor mio, tutto trasformato: la Divinità pare come se traboccasse fuori dell’Umanità.

Cuor mio e Vita mia, Gesù, questo tuo aspetto non mai visto chiama l’attenzione di tutti gli Apostoli: sono presi da un dolce incanto e non osano neppure fiatare. La dolce Mamma corre in spirito ai piedi dell’altare a mirare i portenti del tuo amore. Gli Angeli scendono dal Cielo e si domandano tra loro: “Che c’è? Che c’è? Sono vere follie, veri eccessi: un Dio che crea, non il cielo o la terra, ma Se stesso! E dove? Dentro la materia vilissima di poco pane e poco vino!”

Ma mentre sono tutti intorno a Te, o Amore insaziabile, vedo che prendi il pane fra le mani, l’offri al Padre e sento la tua voce dolcissima che dice:

“Padre Santo, grazie Ti sian rese, ché sempre esaudisci il Figlio tuo. Padre Santo, concorri meco. Tu, un giorno, Mi mandasti dal Cielo in terra ad incarnarmi nel seno della Mamma mia, per venire a salvare i nostri figli; ora permettimi che M’incarni in ciascun’ostia per continuare la loro salvezza ed essere vita di ciascuno dei miei figli. Vedi, o Padre, poche ore restano della mia vita: chi avrà cuore di lasciare i miei figli orfani e soli? Molti sono i loro nemici, le tenebre, le passioni, le debolezze cui vanno soggetti; chi li aiuterà? Deh! Ti supplico che rimanga in ciascun’ostia, per essere vita di ognuno, e quindi mettere in fuga i nemici ed essere loro luce, forza, aiuto in tutto. Altrimenti, dove andranno? Chi li aiuterà? Le nostre opere sono eterne, il mio amore è irresistibile; non posso né voglio lasciare i miei figli”.

Il Padre S’intenerisce alla voce tenera ed affettuosa del Figlio. Scende dal Cielo, è già sull’altare ed unito con lo Spirito Santo a concorrere col Figlio. E Gesù con voce sonora e commovente pronunzia le parole della consacrazione e, senza lasciare Se stesso crea Se stesso in quel pane e vino. 

“Onde voglio farti conoscere la causa perché volli ricevere Me stesso nell’istituire il Santissimo Sacramento. Il prodigio era grande ed incomprensibile a mente umana: la creatura ricevere un Uomo e Dio, racchiudere nell’essere finito l’Infinito ed a questo Essere Infinito dargli gli onori divini, il decoro, l’abitazione degna di Lui! Era tanto astruso ed incomprensibile questo mistero, che gli stessi Apostoli, mentre credettero con facilità all’Incarnazione ed a tant’altri misteri, dinanzi a questo rimasero turbati ed il loro intelletto ricalcitrava alla credenza e ci volle il mio dire ripetuto per arrenderli. Quindi, come fare? Io che Lo istituivo dovevo pensarci a tutto, ché mentre la creatura doveva ricevermi, alla Divinità non dovevano mancare gli onori, il decoro divino, l’abitazione degna di Dio. Perciò, mentre istituivo il Santissimo Sacramento, la mia Volontà Eterna unita alla mia volontà umana fece presenti tutte le ostie che fino alla fine dei secoli dovevano subire la consacrazione sacramentale, ed Io una per una le guardai e le consumai, e vidi la mia Vita Sacramentale in ogni Ostia, palpitante, che voleva darsi alle creature. La mia Umanità, a nome di tutta l’umana famiglia prese l’impegno per tutti e diede l’abitazione in Sé stessa a ciascun’Ostia, e la mia Divinità - che era inseparabile da Me - circondò ogni Ostia Sacramentale con onori, lodi e benedizioni divine per fare degno decoro alla mia Maestà. Sicché ogni Ostia Sacramentale fu deposta in Me e contiene l’abitazione della mia Umanità ed il corteggio degli onori della mia Divinità; altrimenti come potevo discendere nella creatura? E fu solo per questo che tollerai i sacrilegi, le freddezze, le irriverenze, le ingratitudini, essendo che ricevendo Me stesso misi in salvo il mio decoro, gli onori, l’abitazione che ci voleva alla mia stessa Persona. Se non avessi ricevuto Me stesso, Io non avrei potuto scendere in loro ed a loro sarebbe mancata la via, la porta, i mezzi per ricevermi.

Così è mio solito in tutte le opere mie: le faccio una volta per dare vita a tutte le altre volte che si ripetono, unendole al primo atto come se fosse un atto solo; cosicché la potenza, l’immensità, l’onniveggenza della mia Volontà Mi fece abbracciare tutti i secoli, Mi fece presenti i comunicandi e tutte le Ostie Sacramentali, e ricevetti tante volte Me stesso per far passare da Me, Me stesso in ogni creatura. Per scendere nei cuori delle creature Io dovevo ricevere Me stesso per mettere in salvo i diritti divini e poter dare a loro non solo Me stesso, ma gli stessi atti che Io feci nel ricevermi, per disporle e dargli quasi il diritto di potermi ricevere.

Ora voglio dirti un altro eccesso del mio amore: Chi fa la mia Volontà e vive in Essa, viene ad abbracciare l’operato della mia Umanità, perché Io amo tanto che la creatura si renda simile a Me, e siccome il mio Volere ed il suo sono uno solo, Esso Si prende piacere e, trastullandosi, depone nella creatura tutto il bene che contengo, e faccio il deposito in lei delle stesse Ostie Sacramentali. La mia Volontà che essa contiene le presta e le circonda con decoro, omaggi ed onori divini, ed Io tutto a lei affido, perché sono certo di mettere al sicuro il mio operato, perché la mia Volontà Si fa attore, spettatore e custode di tutti i miei beni, delle mie opere e della mia stessa Vita".

O dolce Amor mio, Tu in quest’ora transustanziasti Te stesso nel pane e nel vino. Deh, fa’, o Gesù, che tutto ciò che dico e faccio, sia una continua consacrazione di Te in me e nelle anime. Dolce mia Vita, quando vieni in me, fa’ che ogni mio palpito, ogni desiderio, ogni affetto, pensiero, parola, possano sentire la potenza della consacrazione sacramentale, in mondo che, consacrato tutto il mio piccolo essere, divenga tante ostie per dare Te alle anime. O Gesù, dolce Amor mio, sia io la tua piccola ostia per racchiudere in me, come Ostia vivente, tutto Te stesso.

Vita mia, Gesù, girando in ogni tuo atto voglio fare ciò che fai Tu e, per farmi simile a Te, come Tu Ti sei nascosto nell’Ostia per dare vita a tutti, anch’io nascondo tutto il mio essere in Te e con le mie preghiere e riparazioni fuse nelle tue voglio, insieme a Te, dare vita a tutti. Perciò nascondo in Te i miei pensieri, gli sguardi, le parole, i palpiti, gli affetti, i desideri, i passi, le opere, le preghiere… e, come Tu, amante Gesù, nell’Eucaristia abbracci tutti i secoli, così io li abbraccio insieme a Te e, stretta a Te, voglio essere pensiero di ogni mente, parola di ogni lingua, desiderio d’ogni cuore, passo d’ogni piede, opera d’ogni braccio… Così, mio dolce Gesù, voglio stornare dal tuo Cuore il male che vogliono farTi tutte le creature e sostituire a tutto questo male tutto il bene che trovo a mia disposizione nella tua Divina Volontà. Con questi pegni divini nelle mani mi unisco a Te nel chiedere all’Eterno Padre salvezza, santità, amore per tutte le anime.

Guidata dalla Mamma Celeste, Ti accompagno quindi, amabile mio Gesù, con i miei atti di ringraziamento e di riparazione, nelle gioie e dolori della tua Vita Eucaristica: prendo parte all’atto in cui istituisci la SS. Eucaristia e ricevo in deposito la tua Vita Sacramentale; partecipo all’atto di ricevere Te stesso, per poterTi ricevere io stessa nella degna dimora della tua Umanità e con il decoro e gli onori della tua Divinità e, faccio la stessa cosa per ogni anima. Ti ricambio, Amor mio, a nome di tutti, con il tuo stesso Amore Divino; Ti riparo le offese e i sacrilegi commessi contro il tuo SS. Sacramento; prego perché tutti si dispongano a riceverTi ed impetro il frutto completo del Sacramento per tutti. Porto, quindi, tutta la Creazione intorno a Te, Gesù mio, per lodarTi e glorificarTi con le stesse tue opere, e chiamo pure tutti gli Angeli ed i Santi intorno a Te ad adorarTi. Rinnovo, infine, e confermo, il mio desiderio di vivere in comunione perenne con Te, Vita mia, nella Unità della tua Divina Volontà.

Pater, 10 Ave, Gloria

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