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Il linguaggio celeste, le verità divine non vengono capite, perché non regna come vita la Divina Volontà.

Continuavo a pensare sulla Divina Volontà ed ai gravi mali dell’umano volere, e come questo senza della vita del Fiat è senza guida, senza luce, senza forza, senza alimento, ignorante, perché non tiene il maestro che gli insegna la scienza divina. Sicché senza di essa la creatura nulla conosce del suo Creatore, si può dire che è analfabeta, e se conosce qualche cosa, sono appena le ombre o qualche vocale, ma non con chiarezza, perché senza della Divina Volontà, luce non vi è, ma sempre notte. Ecco la causa che di Dio si conosce così poco; il linguaggio celeste, le verità divine non vengono capite, perché non regna come vita, come atto primo la Divina Volontà.

Mi sembrava di vedere l’umana volontà, innanzi alla mia mente, come morendo di fame, cenciosa, cretina, tutta macchiata, zoppicando e ravvolta in fitte tenebre; e siccome non è abituata a vivere di luce ed a guardarla, ogni piccola luce di verità le eclissano la vista, la confondono e si acceca di più. Oh, come c’è da piangere sulla grande sventura dell’umana volontà! Senza la Divina pare che le manca la vita del bene e gli alimenti necessari per vivere.

Ma mentre ciò pensavo, il mio celeste maestro Gesù facendomi la sua breve visitina mi ha detto:

“Mia figlia benedetta, è tanto grave il fare la propria volontà, che sarebbe male minore se la creatura impedisse il corso al sole, al cielo, al vento, all'aria, all'acqua. Eppure impedendo questo corso succederebbe tale disordine e terrore che l’uomo non potrebbe più vivere; eppure questo gran male sarebbe nulla a confronto del male grave di fare la propria volontà, perché con questo impedisce il corso non alle cose create, ma al suo stesso Creatore.

(Libro di Cielo 30° Volume - 8 maggio 1932)