Libro di Cielo - Volume 19°

Settembre 13, 1926 (59)

Come l’Essere Divino è equilibrato. Come il dono del Fiat Supremo mette tutto in comune, e come la giustizia nel dare vuol trovare l’appoggio degli atti delle creature. Il ritornello per chiedere il Fiat.

Dopo aver fatto il mio solito giro nel Supremo Volere, pregavo il buon Gesù a nome della sua creazione e redenzione, a nome di tutti, dal primo all’ultimo uomo, a nome della Sovrana Regina e di tutto ciò che ella fece e soffrì, che il Fiat Supremo sia conosciuto, affinché si stabilisca il suo regno col suo pieno trionfo e dominio. Ma mentre ciò facevo, pensavo tra me: “Se vuole Gesù stesso, ed ama tanto che il suo regno fosse stabilito in mezzo alle creature, perché vuole che con tanta insistenza si preghi? Se vuole, lo può dare senza tanti atti continui”.

Ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, il mio Essere Supremo possiede il perfetto equilibrio, e nel dare alle creature le mie grazie, i miei doni, [e] molto più poi questo Regno del Fiat Supremo, che è il dono più grande che io già avevo dato nel principio della creazione e che l’uomo con tanta ingratitudine mi respinse. Ti pare poco mettere a disposizione sua una Volontà Divina con tutti i beni che essa contiene? E non per un’ora, per un giorno, ma per tutta la vita? Il Creatore che depone nella creatura la sua Volontà adorabile per poter mettere in comune la sua somiglianza, la sua bellezza, i suo mari infiniti di ricchezze, di gioie, di felicità senza fine? E solo col possedere la nostra Volontà la creatura poteva acquistare i diritti di comunanza, di somiglianza e di tutti i beni del suo Creatore. Senza di essa non ci può essere comunanza con noi, e se qualche cosa [le creature] prendono, sono appena le piccole nostre sfioriture e le briciole dei nostri interminabili beni.

Ora un dono sì grande, una felicità così immensa, un diritto di somiglianza divina, con l’acquisto della nobiltà della nostra figliolanza respintaci, credi tu che sia una cosa facile che la Sovranità Divina, senz’essere pregata, senza che nessuno si desse pensiero di ricevere questo Regno del Fiat Supremo, lo donasse alle creature? Sarebbe ripetere la storia che successe nell’Eden terrestre e forse anche peggio. E poi la nostra giustizia si opporrebbe giustamente.

Perciò tutto ciò che ti faccio fare, le continue girate nel Voler Supremo, le tue preghiere incessanti che venga a regnare la mia Volontà, la tua vita sacrificata di sì lunghi anni, che non sai né cielo né terra, dirette al solo fine che venga il regno mio, sono tanti appoggi che metto innanzi alla mia giustizia, perché cedesse i suoi diritti, ed equilibrandosi con tutti i nostri attributi trovasse giusto che il Regno del Fiat Supremo sia restituito alle umane generazioni.

Ciò successe nella redenzione. Se la nostra giustizia non avesse trovato le preghiere, i sospiri, le lagrime, le penitenze dei patriarchi, dei profeti e di tutti i buoni dell’Antico Testamento, e poi una Vergine Regina che possedeva integra la nostra Volontà, che prese tutto a petto suo, con tante preghiere insistenti, prendendo lei tutto il compito della soddisfazione di tutto il genere umano, mai la nostra giustizia avrebbe ceduto alla discesa del sospirato Redentore in mezzo alle creature. Essa sarebbe stata inesorabile e avrebbe detto un no reciso alla mia venuta sulla terra. E quando si tratta di mantenere l’equilibrio del nostro Essere Supremo, non c’è da far nulla.

Ora chi mai ha pregato finora con interesse, con insistenze, mettendo il sacrifizio della propria vita, perché il Regno del Fiat Supremo venga sulla terra e che trionfi e domini? Nessuno. È vero che la Chiesa recita il Pater Noster dacché io venni sulla terra, nel quale si domanda che: ‘venga il regno tuo’, affinché la mia Volontà si faccia come in cielo così in terra; ma chi è che pensa alla domanda che fanno? Si può dire che restò nella mia Volontà tutta l’importanza di tale domanda, e le creature la recitano per recitarla, senza intendere e senza interesse di ottenere quello che domandano.

Perciò figlia mia, tutto è nascosto nel segreto mentre si vive sulla terra, perciò tutto sembra mistero; e se si conosce qualche cosa, è così scarsa che l’uomo tiene sempre da dire su tutto ciò che io opero nelle opere mie, attraverso i veli delle creature, e giungono a dire: ‘E perché questo bene, queste conoscenze non sono state date prima, mentre ci sono stati tanti gran santi?’

Ma nell’eternità non ci saranno segreti, io svelerò tutto e farò vedere tutte le cose ed opere mie con giustizia, e che essa mai poteva dare, se nella creatura non ci fossero gli atti sufficienti per poter dare ciò che la Maestà Suprema vuol dare. È vero che tutto ciò che fa la creatura è grazia mia, ma la stessa mia grazia vuol trovare l’appoggio delle disposizioni e buona volontà della creatura. Quindi per ripristinare il Regno della mia Volontà sulla terra, ci vogliono gli atti sufficienti della creatura, affinché il mio regno non resti in aria, ma scenda per formarsi sugli stessi atti della creatura, formati da essa per ottenere un bene sì grande.

Ecco perciò, tanto ti spingo nel girare in tutte le opere nostre, creazione e redenzione, per farti mettere la parte degli atti tuoi, il tuo ti amo, la tua adorazione, la tua riconoscenza, il tuo grazie su tutte le opere nostre. Molte volte l’ho fatto io insieme con te e poi, dopo la tua girata nella nostra Volontà, per compimento il tuo ritornello tanto a noi gradito: ‘Maestà Suprema, la tua piccola figlia viene innanzi a te, sulle tue ginocchia paterne, per chiederti il tuo Fiat, il tuo regno, che sia da tutti conosciuto; ti chiedo il trionfo del tuo Volere, affinché domini e regni su tutti. Non sono io solo che te lo chiedo, ma sono insieme con me le opere tue, il tuo stesso Volere; perciò a nome di tutti ti chiedo, ti supplico il tuo Fiat’.

Se sapessi che breccia è al nostro Essere Supremo questo tuo ritornello! Ci sentiamo pregare da tutte le opere nostre, supplicare dal nostro stesso Volere; cielo e terra piegano le ginocchia per chiederci il Regno del mio eterno Volere. Perciò se lo vuoi, continua i tuoi atti, affinché formandone il numero stabilito possa ottenere ciò che con tante insistenze sospiri”.

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