Libro di Cielo - Volume 19°

Maggio 27, 1926 (24)

Come il Voler Divino involge tutto e tutti nell’unità della sua luce. Come tutta la creazione possiede l’unità e chi deve vivere nel Voler Divino possiede l’unità di questa luce.

Stavo facendo i miei soliti atti nel Voler Supremo ed una luce inaccessibile avvolgeva il mio piccolo essere, e facendomi come presente tutte le opere del mio Creatore, io avevo un ti amo per ciascuna cosa creata, un moto per ogni moto, una adorazione, un grazie di riconoscenza per tutta la creazione; ma però comprendevo che era la stessa luce che mi somministrava quel ti amo per ogni cosa, quel moto, quell’adorazione; io ero solo in preda della luce ed essa mi allargava, m’impiccoliva e faceva della mia piccolezza quello che voleva.

Ora mentre mi trovavo in questo stato, io ero dolente che non vedevo il mio dolce Gesù e pensavo tra me: “Gesù mi ha lasciata, ed in questa benedetta luce io non so dove rivolgere i miei passi per ritrovarlo, perché non si vede né dove comincia né dove finisce. Oh, luce santa, fammi trovare colui che è tutta la mia vita, il mio Bene Sommo!” Ma mentre mi sfogavo per il dolore della privazione di Gesù, tutto bontà è uscito da dentro il mio interno e tutto tenerezza mi ha detto:

“Figlia mia, perché temi? Io non ti lascio, ma è piuttosto il Voler Supremo che mi ecclissa in te. La luce della mia Volontà è interminabile, infinita né si trovano i confini dove comincia e dove finisce; invece la mia umanità ha i suoi confini, i suoi limiti e perciò, essendo la mia umanità più piccola della mia eterna Volontà, io resto coinvolto in essa e come ecclissato. Mentre sto in te do il campo d’azione al mio Volere e godo del suo operato divino nella piccolezza dell’anima tua e preparo una nuova lezione da farti, per farti conoscere sempre più le maraviglie del mio Supremo Volere. Perciò quando nuoti in esso sii certa che sto con te, anzi faccio con te ciò che fai tu, e per darle[1] tutto il campo d’azione io sto in te come nascosto per godermi i suoi frutti.

Onde tu devi sapere, figlia mia, che la vera luce è inseparabile. Guarda, anche il sole che sta nell’atmosfera tiene questa prerogativa e possiede l’unità della luce; è tanto compatta insieme la luce nella sua sfera, che non ne perde un atomo e ad onta che scende nel basso, riempiendo di luce tutta la terra, la luce non si divide mai; è tanto compatta in sé stessa, unità inseparabile che nulla mai perde della sua luce solare, tanto vero che tutt’insieme spande i suoi raggi fugando da per tutto dalla terra le tenebre, e tutta insieme ritira la sua luce non lasciando neppure le tracce dei suoi atomi. Se la luce del sole fosse divisibile, da quanto tempo si sarebbe impoverito di luce e non avrebbe più forza d’illuminare tutta la terra, e si potrebbe dire: luce divisa, terra desolata. Sicché il sole può cantare vittoria e possiede tutta la sua forza e tutti i suoi effetti nell’unità della sua luce; e se la terra riceve tanto mirabili ed innumerevoli effetti, che si può chiamare vita della terra il sole, tutto ne viene dall’unità della luce che possiede, che da tanti secoli non ha sperduto neppure un atomo di luce da Dio affidatogli. E perciò è sempre trionfante, maestoso e fisso e sempre stabile a decantare nella sua luce il trionfo e la gloria della luce eterna del suo Creatore.

Ora figlia mia, il sole è il simbolo del mio eterno Volere, e se questo simbolo possiede l’unità della luce, molto più la mia Volontà che non è simbolo ma la realtà della luce, e che[2] il sole si può chiamare la sfioritura della luce inaccessibile della mia Volontà. E tu l’hai vista la sua immensità e che non si vede un globo di luce com’è il sole, ma vastità immensa cui l’occhio umano non può giungere a guardare né dove finisce né dove incomincia. Eppure tutta questa interminabilità di luce è un atto solo dell’eterno Volere, è tanto compatta insieme tutta questa luce increata, che si rende inseparabile, indivisibile; sicché più che sole possiede l’unità eterna in cui viene fondato il trionfo di Dio e di tutte le nostre opere.

Ora questo trionfo dell’unità del Supremo Volere, il centro della sua sede, del suo trono, è il centro della Trinità Sacrosanta. Da questo centro divino partono i suoi raggi fulgidissimi ed investono tutta la patria celeste, e tutti i santi ed angeli sono investiti dall’unità del mio Volere, e tutti ricevono gli effetti innumerevoli, che rapendoli tutti a sé forma di loro una sola unità coll’unità suprema della mia Volontà. Questi raggi investono la creazione tutta e [l’unità del mio Volere] forma la sua unità coll’anima che vive nella mia Volontà. Guarda, l’unità di questa luce della mia Volontà che sta nel centro delle Tre Divine Persone è già affissata in te, sicché una è la luce, uno è l’atto, una è la volontà. Ora mentre stai facendo i tuoi atti in quest’unità, sono già incorporati a quell’atto solo del centro e la Divinità è già con te a fare ciò che fai tu. La Mamma celeste, i santi ed angeli e tutta la creazione, tutti in coro ripetono il tuo atto e sentono gli effetti della Volontà Suprema. Guarda, ascolta il prodigio non mai visto di quell’atto solo che riempie cielo e terra e che la stessa Trinità[3], unificandosi colla creatura, si mette come a primo atto dell’atto della creatura”.

In questo mentre vedevo la luce eterna affissata in me e sentivo il coro di tutto il cielo e di tutta la creazione nel suo muto linguaggio. Ma chi può dire tutto e ciò che comprendevo dell’unità della luce del Supremo Volere?

E Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, ogni atto per essere buono e santo il suo principio deve venire da Dio; ed ecco che [per] l’anima che vive nel mio Volere nell’unità di questa luce, la sua adorazione, il suo amore, il suo moto e tutto ciò che può fare incomincia dalla Trinità Divina; sicché riceve il principio dei suoi atti da Dio stesso, ed ecco che la sua adorazione, il suo amore, il suo moto, è la stessa adorazione che hanno tra loro le Tre Divine Persone e lo stesso amore reciproco che regna tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; il suo moto è quel moto eterno che mai cessa e che dà moto a tutti. L’unità di questa luce mette tutti in comune, e ciò che fa Dio fa l’anima e ciò che fa l’anima fa Dio, Dio per virtù propria, l’anima in virtù dell’unità della luce che l’involge. Perciò il prodigio del vivere nel mio Volere è il prodigio di Dio stesso, è prodigio primario, tutti gli altri prodigi, tutte le altre opere anche buone e sante restano ecclissate, scompariscono innanzi agli atti fatti nel­l’unità di questa luce.

Immaginati il sole che nell’unità della sua luce spande i suoi raggi invadendo tutta la terra, e le creature che mettessero di fronte alla sfolgorante luce del sole tutte le luci che ci sono nel basso della terra: luci elettriche, luci private; per quante ne volessero mettere, la loro luce resterebbe meschina innanzi al sole, quasi come se non fossero, e nessuno si servirebbe di tutte quelle luci per avere la luce al passo per camminare, alla mano per lavorare, all’occhio per vedere, ma tutti si servirebbero del sole, e tutte quelle luci resterebbero oziose senza far bene a nessuno. Tali sono tutte le altre opere che non sono fatte nell’unità della luce del mio Volere, sono le piccole luci innanzi al gran sole, che quasi non si fa attenzione. Ma però quelle luci che stando il sole non servono e non fanno figura né bene, scomparso il sole acquistano il loro piccolo valore, fanno il loro piccolo bene, sono luce nelle tenebre della notte, servono all’operato dell’uomo, ma non sono mai sole né possono fare il gran bene che può fare il sole. Eppure lo scopo della creazione era che, avendo uscito tutte le cose da dentro l’unità di questa luce del Fiat Supremo, tutti dovevano restare nell’unità di essa. Solo la creatura non volle conoscere questo scopo ed uscì dall’unità della luce del sole del mio Volere e si ridusse a mendicare gli effetti di questa luce, quasi come terra che mendica dal sole la vegetazione e lo sviluppo del seme che nasconde nel suo seno. Qual dolore figlia mia, qual dolore, [tale] da ridursi mendicante e mendicare da chi doveva stare a suo servizio!”

Gesù tutto afflitto e dolente ha fatto silenzio ed io comprendevo tutto il dolore che lo trafiggeva, sentivo in me questo suo dolore che mi penetrava fin nelle più intime fibre dell’anima mia, ma io volevo a qualunque costo sollevare Gesù e son ritornata ai miei soliti atti nell’unità del suo Volere, conoscendo che lui passa facilmente dal dolore alla gioia quando la mia piccolezza si tuffa nella luce inaccessibile della sua Volontà. Onde Gesù amava insieme con me e l’amore ha rimarginato il suo dolore ed ha ripreso il suo dire:

“Figlia mia, giacché ti sto crescendo nel mio Volere, deh, non volermi mai dare questo dolore sì trafiggente, d’uscire dall’unità della luce del Fiat Supremo, promettimi, giurami che sarai sempre la neonata della mia Volontà”.

Ed io: “Amor mio, consolati, io lo prometto, lo giuro, e tu devi promettermi di tenermi sempre nelle tue braccia ed inabissata nel tuo Volere, né devi lasciarmi se vuoi che io sia sempre, sempre la piccola figlia della tua Volontà, che io tremo e temo di me stessa; molto più che quanto più tu parli di questo Volere Supremo tanto io più sento che non sono buona e la nullità del mio nulla si fa più sentire”.

E Gesù sospirando ha soggiunto: “Figlia mia, questo sentire di più il tuo nulla non si oppone a vivere nel mio Volere, anzi è un tuo dovere. Tutte le opere mie sono formate sopra del nulla e perciò il Tutto può fare quello che vuole. Se il sole avesse ragione e [gli] si domandasse: ‘Che fai di bene, quali sono i tuoi effetti? Quanta luce e calore contieni?’, risponderebbe: ‘Io non faccio nulla, so solo che la luce datami da Dio è investita del Voler Supremo e faccio ciò che vuole, mi stendo dove vuole e produco gli effetti che vuole, e mentre faccio tanto io resto sempre nel nulla e tutto fa il Voler Divino in me’. E così tutte le altre opere mie, tutta la gloria loro è di restare nel nulla per dare tutto il campo alla mia Volontà di farla operare.

Solo l’uomo volle fare senza la Volontà del suo Creatore, volle far operare il suo nulla credendosi buono a qualche cosa, ed il Tutto sentendosi posposto dal nulla uscì dall’uomo, il quale si ridusse da superiore a tutti al disotto di tutti. Perciò fa che il tuo nulla stia sempre in balia del mio Volere, se vuoi che l’unità della sua luce operi in te e richiami a novella vita lo scopo della creazione”.

 



[1] alla Divina Volontà

[2] e che, cioè e

[3] che la stessa Trinità, cioè della stessa Trinità che

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