Libro di Cielo - Volume 19°

Maggio 1, 1926 (16)

Come chi vive nel Voler Divino viene alimentato dall’alito divino, e chi non vive in esso è un intruso, un usurpatore dei beni di Dio e riceve i beni a titolo di elemosina.

Mi sentivo tutta immersa nel Voler Supremo, ed il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno e stringendomi forte a sé metteva la sua bocca vicino alla mia bocca e mi mandava il suo alito onnipotente. Ma chi può dire ciò che sentivo in me? Quell’alito mi penetrava fino nelle più intime fibre, mi riempiva tutta fino a non sentire più la mia piccolezza, la mia esistenza, ma solo, ed in tutta me stessa, solo Gesù. Onde dopo aver ripetuto varie volte a mandarmi il suo alito, perché pareva che non era contento se non mi vedeva tutta riempita di quell’alito divino, mi ha detto:

“Figlia mia, essendo tu nata nel mio Volere è giusto e decoroso che in esso vivi, cresci e ti alimenti e che acquisti le prerogative di vera figlia del mio Volere; nessun lineamento estraneo né cosa che al mio Volere non appartenga si deve vedere in te. Sicché dalla tua fisionomia, dai tuoi modi, dal tuo parlare e fin dal modo come tu ami e preghi si deve conoscere che sei la figlia della mia Volontà. Vedi dunque come ti amo e con che gelosia ti custodisco e ti alimento? Col mio stesso alito, perché [per] chi deve vivere nel mio Volere, il solo mio alito può conservare integra e permanente la vita della mia Volontà in essa.

Sicché quell’alito che con tanto amore sprigionai dal mio seno nella creazione dell’uomo per infondergli la mia somiglianza, lo continuo nell’anima che vive nella mia Volontà per formare le mie vere immagini ed i grandi portenti che avevo stabilito di formare nella creazione, per causa della quale[1] tutte le cose furono fatte. Perciò sospiro tanto chi vive nel mio Volere, perché essa solo non mi renderà deluso nello scopo della creazione. Essa godrà per diritto le cose da me create, perché essendo una la mia Volontà con la sua ciò che è mio è suo e con diritto può dire: ‘Il cielo, il sole, la terra e tutte le altre cose sono mie, perciò voglio godermele anche per fare onore a quella Suprema Volontà che le ha create e che regna in me’.

Invece l’anima in cui non regna il mio Volere non ha nessun diritto e se le[2] gode è usurpatore, perché non sono sue, è un intruso nei miei beni, e siccome la mia bontà è tanto, che le[3] faccio godere a titolo di elemosina ma non di diritto. Ecco perciò molte volte gli elementi si scaricano a danno dell’uomo, perché non ha diritto, e delle cose della terra gli resta l’elemosina che il Creatore le manda.

Onde chi vive nel mio Volere è come regina in mezzo alla creazione ed io godo sommamente nel vederla regnante in mezzo ai miei beni”.

Dopo di ciò io continuavo a pregare ed il mio dolce Gesù è ritornato e si faceva vedere che dalle sue santissime mani uscivano due fontane di luce, che una scendeva sulla povera anima mia e, con un ingegno che stava formato nelle mani di Gesù, mentre scendeva risaliva in alto; pareva una corrente continuata che mentre scendeva saliva. E Gesù tutto si dilettava in mezzo a queste fontane di luce e stava tutto attento affinché restasse tutta accentrato[4] in me, e poi mi ha detto:

“Figlia mia, queste fontane di luce che scendono dalle mie mani è la mia Volontà che scende dal cielo, fa la sua via nell’anima per compiere ciò che vuol fare in essa. Questo fare della mia Volontà forma l’altra fontana di luce che risale per mezzo delle mie mani di nuovo al cielo, per portare il compimento della mia Volontà dalla creatura all’eterno Creatore; ma mentre sale, immantinente discende di nuovo raddoppiata, per continuare la sua azione divina nella creatura.

La mia Volontà è un moto continuo, non si arresta mai. Se si potesse arrestare il suo moto, ciò che non può essere, cesserebbe la vita a tutta la creazione, al sole, al cielo stellato, alle piante, all’acqua, al fuoco, alle creature; tutte scenderebbero nel nulla. Perciò la mia Volontà col suo moto continuo è vita d’ogni cosa creata, vincola tutto, è più che aria che col suo respiro fa respirare, sviluppare, vegetare tutte le cose uscite dalle nostre mani.

Vedi dunque che affronto si fa dalle creature, che mentre essa è vita di tutto e centro di ogni cosa, [e] senza di essa non esisterebbe nulla né nessun bene, non vogliono riconoscere né il suo dominio né la sua vita che scorre in loro.

Ecco perciò che chi riconosce la vita della mia Volontà in sé ed in tutte le cose, è il trionfo della nostra Volontà e la conquista delle nostre vittorie, è il contraccambio del nostro amore al nostro moto continuo. La nostra Volontà la vincola a tutta la creazione, facendole fare tutto il bene che fa la mia stessa Volontà. Sicché tutto è suo ed io l’amo tanto che non so fare nulla senza di lei, perché in virtù della mia Volontà teniamo la stessa virtù, lo stesso amore, un solo palpito e un sol respiro”.

E mentre ciò diceva si è gettato nelle mie braccia come svenuto d’amore ed è scomparso.

 



[1] della quale, cioè dell’anima che vive nella Divina Volontà

[2] le cose create

[3] tanto, che le, cioè tanta, gliele

[4] accentrata

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