17° Volume - Giugno 3, 1925 (46)

“È solo la mia Volontà che ha virtù di rendere complete le opere nostre verso le creature e le opere delle creature verso di Noi”.

Stavo, secondo il mio solito, fondendomi nel Santo Volere Divino, e pensavo tra me: “Dove nostro Signore Iddio ha fatto di più per la creatura: nella creazione, nel­la redenzione o nella santificazione?”. Ed il mio sempre amabile Gesù, movendosi nel mio interno, mi faceva ve­dere tutta la creazione… Quanta sublimità! Che magnificenza! Quante armonie! Che ordine! Né c’è punto, né del cielo, né della terra, in cui Dio non abbia creato una cosa speciale e distinta, e con tale maestria che i più grandi scienziati, innanzi alla più piccola cosa creata da Dio, sentono che tutta la loro scienza e maestria è un bel nulla, paragonata alle cose create da Dio, piene di vita e di moto… Oh, come è vero che guardare l’universo e non conoscere Iddio, non amarlo e non crederlo, è vera pazzia! Tutte le cose create sono come tanti veli che lo nascondono, e Iddio viene a noi in ogni cosa creata come velato, perché l’uomo è incapace di vederlo svelato, in carne mortale. È tanto l’amore di Dio verso di noi, che per non abbagliarci con la sua luce, per non intimorirci con la sua potenza, per non farci prendere vergogna della sua bellezza, per non farci annientare innanzi alla sua immensità, si vela nelle cose create, per venire in ogni cosa creata verso di noi e starsi con noi, anzi, per farci nuotare nella sua stessa vita.

Mio Dio, quanto ci hai amato, e quanto ci ami! Onde, dopo che mi ha fatto guardare tutto l’universo, il mio dolce Gesù mi ha detto: “Figlia mia, il tutto fu fatto nel­la creazione. In essa la Divinità manifestò tutta la sua maestà, potenza e sapienza, e fece sfoggio del suo amore completo verso le creature; né c’è punto, né del cielo né della terra, né in ogni cosa creata, in cui non [sia] completa la perfezione delle opere nostre. Nessuna cosa fu fatta a metà. Iddio nella creazione fece pompa di tutte le sue opere verso le creature, amò d’amore completo e fece opere complete, né c’era né che aggiungere né che togliere. Sicché il tutto feci perfetto; né Noi sappiamo fare opere incomplete, anzi in ogni cosa creata fu messo un amore distinto e completo nella creazione, verso di ciascuna creatura. La redenzione, poi, fu una riparazione ai mali che aveva fatto la creatura; nulla aggiunse al­l’opera della creazione; e la santificazione non è altro che aiuto, grazia, luce, perché l’uomo ritorni al suo stato primiero della creazione, alla sua origine ed allo scopo per cui fu creato, poiché nella creazione, con la virtù della mia Volontà, la santità dell’uomo era completa, perché usciva da un atto completo di Dio: era l’uomo santo e felice nell’anima, perché la mia Volontà gli por­tava i riflessi della santità del suo Creatore, come pure santo e felice era nel corpo.

Ah, figlia mia, con tutta la redenzione e l’opera del­la santificazione, la santità nell’uomo è incompleta, e per altri[1] come inutile. Ora, questo io dico: che se l’uo­mo non si volge indietro per prendere la mia Volontà come vita, come regola e come cibo, per purificarsi, nobilitarsi, divinizzarsi e mettersi nel primo atto della crea­zione, per prendere così la mia Volontà come sua eredità assegnatagli da Dio, le stesse opere della redenzione e della santificazione non avranno i loro copiosi effetti. Sicché il tutto sta nella mia Volontà; se [l’uomo] prende questa, prende tutto. Questo è un solo punto, che abbraccia e racchiude i beni della redenzione e della santificazione; anzi, tutti questi beni, a chi vive nella mia Volontà, dopo che ha preso il primo punto della creazione, gli servono non di rimedio, come a chi non fa la mia Volontà, ma di gloria, e come eredità speciale, portata dalla Volontà del Padre celeste nella Persona del Verbo, sulla terra. E se io venni sulla terra, fu proprio questo il primo atto, cioè far conoscere la Volontà del Padre mio, per rannodarla di nuovo con le creature. Le pene, le umiliazioni, la mia vita nascosta e tutto il mare immenso delle pene della mia passione, furono rimedi, medicine, sostegni, luce, per far conoscere la mia Volontà, perché con ciò non solo avrei reso l’uomo salvo, ma santo. Con le mie pene lo mettevo in salvo; con la mia Volontà gli restituivo la santità perduta nell’Eden terrestre. Se ciò non avessi fatto, il mio amore, la mia opera, non sarebbero stato completi come lo furono nel­la creazione, perché è solo la mia Volontà che ha virtù di rendere complete le opere nostre verso le creature e le opere delle creature verso di Noi... La mia Volontà fa pensare in un modo diverso dall’umano, fa guardare in tutte le cose create la mia Volontà, parla con l’eco della mia Volontà, opera attraverso i veli della mia Volontà; in una parola, opera tutto di un tratto, a seconda del mio supremo Volere, conducendo così rapidamente la creatura alla perfetta santità; mentre le altre virtù agiscono lentamente, a poco a poco. La mia stessa redenzione, senza dell’atto primo della mia Volontà, serve come me­dicazione delle piaghe più profonde, come medicina [al­l’uomo] per non farlo morire, come antidoto per non farlo cadere nell’inferno. Perciò ti stia a cuore la mia so­la Volontà, se vuoi amarmi davvero e farti santa”.

 



[1] alcuni