Libro di Cielo - Volume 12°

Giugno 4, 1918 (49) 

La gioia e la festa di Gesù. Riparazioni.

Continuando il mio solito stato, stavo dicendo al mio amato Gesù: “Non disdegnare le mie preghiere: sono le tue stesse parole che ripeto, le stesse intenzioni, le ani­me che voglio come le vuoi tu e col tuo stesso Volere”. Ed il benedetto Gesù mi ha detto:

“Figlia mia, quando ti sento ripetere le mie parole, le mie preghiere, volere come voglio io, come da tante calamite mi sento tirare verso di te. E come ti sento ri­petere le mie parole, tante gioie distinte sente il mio cuore, e posso dire che è una festa per me; e mentre godo mi sento debilitato dall’amore dell’anima tua e non ho la forza di colpire le creature. Sento in te le stes­se catene che io mettevo al Padre per riconciliare il genere umano. Ah, sì! Ripeti ciò che feci io, ripetilo sempre se vuoi che il tuo Gesù in tante amarezze trovi una gioia da parte delle creature”.

Poi ha soggiunto: “Se vuoi stare al sicuro, ripara sempre e ripara insieme con me, immedesimati tanto con me da formare un solo eco tra te e me di riparazioni. Dove c’è riparazione, l’anima è come sotto al coperto, dove sta difesa dal freddo, dalla grandine e da tutto. Invece dove non c’è riparazione, è come chi si trova in mezzo alla strada esposto ai fulmini, alla grandine ed a tutti i mali.

I tempi sono tristissimi e, se il cerchio delle ripa­razioni non si allarga, passa [il] pericolo che quelli che restano scoperti restino fulminati dai fulmini della di­vina giustizia”.

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