Luglio 23, 1912 (27)
Trovandomi col mio sempre amabile Gesù mi lamentavo con lui, ché oltre alle sue privazioni anche il mio povero cuore me lo sentivo insensibile, freddo, indifferente a tutto e come se non avesse più vita; che stato lacrimevole è il mio! Eppure non so piangere io stessa la mia sventura; e giacché io stessa non so aver compassione di me stessa, abbi tu compassione di questo cuore cui hai voluto tanto bene e che tanto ti promettevi di ricevere”.
E Gesù: “Figlia mia, non t’affliggere per cosa che non merita nessuna afflizione; ed io invece d’aver compassione di questi lamenti e del tuo cuore, io me ne compiaccio e ti dico: ‘Rallegrati meco, perché ho fatto perfetto acquisto del tuo cuore, e non sentendo [tu] più nulla dei tuoi stessi contenti e della vita del tuo cuore, ne vengo io solo a godere del tuo contento e della tua stessa vita’. Onde devi sapere che quando non senti nulla del tuo cuore, io tiro il tuo nel mio cuore e lo tengo a riposo in dolce sonno e me lo vado godendo; se poi lo senti, allora il godimento è insieme. Se tu mi lasci fare, io dopo d’averti dato riposo nel mio cuore e goduto di te, verrò io a riposare in te e ti farò godere dei contenti del mio cuore. Ah, figlia, questo stato è necessario per te, per me e per il mondo!
Per te: se tu stessi sveglia, avresti molto sofferto nel vedere i castighi che sto mandando e gli altri che manderò, quindi è necessario addormentarti per non farti tanto soffrire.
È necessario per me: quanto avrei sofferto se non ti rendessi[1] contenta, se non condiscendevo a ciò che tu volessi[2], mentre tu non mi permetteresti che io mandassi castighi; onde era necessario addormentarti. In certi tristi tempi e di necessità di castighi è necessario scegliere le vie di mezzo per renderci meno infelici.
È necessario per il mondo: se io volessi sfogarmi con te e farti patire come lo facevo una volta, e quindi poi contentarti a risparmiare il mondo dai castighi, la fede, la religione, la salvezza, sarebbero sbandite di più dal mondo; specie come si trovano disposti gli animi in questi tempi.
Ah, figlia mia, lasciami fare a me, e quando ti devo tenere sveglia e quando addormentata; non mi hai detto che facessi di te ciò che avessi voluto? Vuoi forse ritirare la parola?”
Ed io: “Mai, o Gesù; piuttosto temo che mi son fatta cattiva e perciò mi sento in questo stato”.
E Gesù: “Senti figlia mia, è forse entrato in te qualche pensiero, affetto, desiderio che non è per me? Se questo fosse entrato dovresti temere, ma se questo non c’è, è segno che il tuo cuore lo tengo in me e lo faccio dormire. Verrà, verrà il tempo che lo farò svegliare, e allora vedrai che prenderai l’attitudine di prima; e siccome sei stata a riposo, l’attitudine sarà maggiore”.
Poi ha soggiunto: “Io ne faccio di tutte [le] specie, faccio le [anime] assonnate d’amore, le ignoranti d’amore, le pazze d’amore, le dotte d’amore; ma di tutto questo sai quale è la cosa che più mi importa? Che il tutto sia amore. Il resto che non sia amore, neppure è degno d’un guardo”.
[1] avessi reso
[2] volevi
fonte audio: www.divinavoluntas.it
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