Libro di Cielo - Volume 4°

Febbraio 9, 1902 (107)

Gesù si mette a disposizione dell’anima; lei chiede il miracolo di non far confermare il divorzio.

Questa mattina il mio dolcissimo Gesù nel venire mi ha partecipato in abbondanza le sue pene, tanto che mi sentivo come se dovessi morire. Ora mentre mi sentivo in tale stato, il benedetto Gesù intenerito e commosso nel vedermi soffrire si è messo nel mio interno e piegandosi le mani mi ha detto:

“Figlia mia, come tu sei stata a mia disposizione a soffrire, così anch’io per contraccambiarti mi metto a tua disposizione; dimmi che vuoi che faccia ché son pronto a far ciò che tu vuoi”.

Onde io ricordandomi quanto gli dispiacerebbe se gli uomini confermassero la legge del divorzio, ed i mali che alla società ne verrebbero, gli ho detto:

“Dolce mio Bene, giacché vi benignate di mettervi a mia disposizione, voglio che con la vostra onnipotenza operate un prodigio, che incatenando la volontà delle creature non potessero confermare questa legge”.

Ed il Signore pareva che accettava la mia proposta, dicendomi:

“Quasi tutte le vittime che sono state sulla terra e che ora si trovano in cielo tengono qualche stella fulgidissima alle loro corone, che le fanno ben distinguere del posto loro occupato[1]; e queste stelle non sono altro che qualche gloria grande che hanno procurato a Dio, ed insieme un bene grande all'umanità mercé il mezzo loro. Tu vuoi che operassi un prodigio per non far confermare questo divorzio, altrimenti non potrebbe ciò succedere; ebbene per amor tuo farò questo prodigio, e questa sarà la stella più fulgida che risplenderà alla tua corona: cioè per aver con le tue sofferenze impedito che la mia giustizia in questi tristi tempi, alle tante scelleratezze che commettono, permettesse anche questo male che loro stessi hanno voluto. Quindi si può dare più gloria grande a Dio e più bene agli uomini!”

 


[1] che le fanno ben distinguere del posto loro occupato, cioè: che fa ben distinguere il posto da loro occupato

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