Libro di Cielo - Volume 3°

Luglio 16, 1900 (96)

Dice Gesù: “La migliore cosa è rimettersi in me; essendo io pace, ancorché tu vedessi mandare castighi, resteresti in pace senza provare turbazione”.

Questa mattina il mio adorabile Gesù non ci veniva. Dopo molto aspettare è venuto e mi ha detto:

“Figlia mia, la migliore cosa è rimettersi in me; essendo io pace, ancorché [tu] vedessi mandare castighi, resteresti in pace senza provare turbazione”.

Ed io: “Ah, Signore, sempre là andate: ai castighi! Placatevi una volta e non più flagelli; e poi non posso rimettermi al vostro Volere a questo riguardo”.

E lui ha soggiunto: “Non posso placarmi. Che diresti tu se vedessi una persona denudata, che invece di coprire la sua nudità badasse ad adornarsi di gioielli, tralasciando di coprire la sua nudità?”

Ed io: “Mi farebbe orrore a vederla e certo l’avrei biasimata”.

E lui: “Ebbene, tali sono le anime, denudate del tutto non hanno più virtù che le coprono; onde è necessario che le percuota, le flagelli, le assoggetti a privazioni, per farle rientrare in loro stesse e farle badare alla nudità delle loro anime, alle quali il vestimento delle virtù e della grazia è a loro immensamente più necessario che non sia al corpo il coprirsi coi vestimenti. E se io non usassi i castighi con queste anime, vuol dire che baderei ai gingilli, quali sono le cose che si riferiscono al corpo, come la persona da te biasimata, e non baderei alla cosa più essenziale qual è l’anima, che l’han ridotta sì mostruosa da non più riconoscersi”.

Dopo ciò mi pareva che tenesse in mano una cordicella, che menandola da dietro il collo mi legava, e poi legava il suo a quella stessa corda; e così ha fatto al cuore, alle mani, e con ciò pareva che mi legasse tutta al suo Volere. Fatto ciò è scomparso.

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