Libro di Cielo - Volume 3°

Maggio 29, 1900 (76)

Gesù piange, ma nessuno ha compassione di lui.

Continuando a stare nello stesso stato, mi sentivo tutta oppressa ed avevo tutta la necessità di un sostegno per poter sopportare la privazione del mio sommo Bene. Il benedetto Gesù, avendo di me compassione, per qualche minuto ha mostrato il suo volto da dentro il mio cuore, però non con chiarezza, e facendo sentire la sua soavissima voce mi ha detto: “Coraggio, figlia mia, un altro poco lasciami finire di castigare, che dopo ci verrò come prima”.

Mentre così diceva, nella mia mente gli ho domandato: “Quali sono i castighi che hai incominciato a mandare?”

E lui ha soggiunto: “La pioggia continuata è più che grandine [per ciò] che sta facendo, e vi porterà delle tristi conseguenze sopra le genti”.

Detto ciò è scomparso, ed io mi son trovata fuori di me stessa, dentro un giardino, e da lì dentro vi vedevo i raccolti disseccati nelle vigne; e dentro di me andavo dicendo: “Povere genti, povere genti, come faranno?”

Mentre così dicevo, dentro quel giardino vi era un ragazzino che piangeva e gridava tanto forte che assordava cielo e terra, ma nessuno aveva di lui compassione, sebbene lo sentivano tutti che così piangeva, tanto che non si brigavano di lui e lo lasciavano abbandonato a solo. Un pensiero mi è balenato: “Chi sa che non fosse Gesù?” Ma non ne son rimasta certa. Onde avvicinandomi a lui ho detto: “Che hai che piangi, bambino caro? Vuoi venire insieme con me, giacché tutti ti hanno lasciato in preda alle lacrime ed al dolore che tanto ti opprime, che ti fa gridare così forte?”

Ma che! Chi poteva quietarlo? Appena con singulti ha risposto che sì, se ne voleva venire. Onde l’ho preso per mano per condurlo insieme con me, e nell’atto stesso di ciò fare mi son trovata in me stessa.

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