Libro di Cielo - Volume 3°

Marzo 15, 1900 (52)

Dice Gesù: “Anche a stare in buono con una sola creatura, mi sento disarmato e non ho forza a metter mano ai castighi”.

Continuando a non venire [Gesù], io mi struggevo in dolore e mi sentivo una febbre da dare in delirio. Ora, siccome il confessore è venuto a celebrare il Divin Sacrifizio, ho fatto la comunione, ma non vedevo secondo il solito il mio caro Gesù. Onde ho incominciato a dire i miei spropositi: “Dimmi mio Bene perché non ti fai ve­dere? Questa volta pare a me che non ti abbia dato occasione per sottrarti! Come, alla buona alla buona mi lasci? Ahi, neppure gli amici di questa terra agiscono in questo modo! Quando devono star lontani almeno si dicono addio, e tu neppure a dirmi addio? Come, così si fa? Perdonami se così parlo; è la febbre che fa dare in delirio e mi fa giungere alla follia”.

Chi può dire tutti gli spropositi che gli ho detto? Sarebbe un voler perder tempo. Ora, mentre stavo delirando e piangendo, Gesù ora faceva vedere una mano, ora un braccio. Quando ho visto il confessore che mi dava l’ubbidienza di soffrire la crocifissione, e Gesù come costretto dall’ubbidienza si ha fatto vedere, ed io subito a lui: “Perché non ti facevi vedere?”

E lui mostrando un aspetto severo ha detto: “È niente, è niente, è che voglio castigare la terra, ed io anche a stare in buono con una sola creatura, mi sento disarmato e non ho forza a metter mano ai castighi; perché col farmi vedere tu incominci a dire, se vedi che devo mandare castighi: ‘Versate a me, fate soffrire me’, ed io mi sento vincere da te e mai metto mano ai castighi, e gli uomini non fanno altro che imbaldanzire di più”.

Or, continuando il confessore a replicare l’ubbi­dienza di farmi soffrire la crocifissione, Gesù si mostrava molto lento a farmi fare questa ubbidienza, non come le altre volte, che subito voleva che mi sottomettessi, e ha detto a me: “E tu, che vuoi fare?”

Ed io: “Signore, quello che voi volete”.

Allora volgendosi al confessore con aspetto serio, gli ha detto: “Anche tu vuoi legarmi col darle queste ubbidienze di farmela soffrire?”

E mentre ciò diceva, ha incominciato a parteciparmi i dolori della croce, e dopo mostrandosi placato ha versato le sue amarezze, e poi ha soggiunto: “Il confessore dove sta?”

Ed io: “Signore, non so dove è andato. È certo che non lo vedo più con noi”.

E lui: “Lo voglio, che siccome lui ha ristorato me, così io voglio ristorare lui”.

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