Libro di Cielo - Volume 3°

Novembre 1, 1899 (1)

La Chiesa si trova in uno stato tristissimo di degrado. Per sostenerla Luisa accetta di essere vittima. Questo stato finirà in una terribile purificazione, dopo di che spunterà il suo più grande trionfo, e la pace.

Trovandomi nel solito mio stato mi son trovata fuori di me stessa, dentro di una chiesa, ed ivi c’era un sacerdote che celebrava il Divin Sacrificio; e mentre ciò face­va, piangeva amaramente e diceva: “La colonna della mia Chiesa non ha dove poggiarsi”.

Nell’atto che ciò diceva ho visto una colonna, la cui cima toccava il cielo, e al disotto di questa colonna stavano sacerdoti, vescovi, cardinali e tutte le altre dignità, che sostenevano detta colonna; ma con mia sorpresa ho fatto per guardare e ho visto che, dette persone, chi era molto debole, chi mezza marcita, chi inferma, chi piena di fango; scarsissimo era il numero di quelle che si trovavano in stato di sostenerla. Sicché questa povera colonna, tante erano le scosse che riceveva al disotto, che tentennava senza potere star ferma.

Al di sopra di detta colonna vi era il Santo Padre che, con catene d’oro e coi raggi che tramandava da tutta la sua persona, faceva quanto più poteva a sostenerla, ad incatenare ed illuminare le persone che dimoravano al disotto, benché qualcuno se ne fuggiva per avere più agio a marcire ed infangarsi, non solo, ma a legare e illuminare tutto il mondo.

Mentre ciò vedevo, quel sacerdote che celebrava la messa — sto in dubbio se fosse sacerdote oppure Nostro Signore, ma pare che fosse Gesù Cristo, ma non so dire di certo — mi ha chiamato vicino a sé e mi ha detto: “Figlia mia, vedi in che stato lacrimevole si trova la Chiesa; quelle stesse persone che dovevano sostenerla vengono meno, e con le loro opere l’abbattono, la percuotono e giungono a degradarla. L’unico rimedio è che faccia versare tanto sangue da formare un bagno, per poter lavare quel marcioso fango e sanare le loro piaghe profonde, imperocché sanati, rafforzati, abbelliti in quel sangue, possano essere strumenti abili a mantenerla stabile e ferma”.

Poi ha soggiunto: “Io ti ho chiamata per dirti: ‘Vuoi tu essere vittima e così essere come un puntello per sostenere questa colonna in tempi sì incorreggibili?

Io in principio mi son sentita correre un brivido per timore [che] ancora non avessi la forza, ma poi subito mi sono offerta ed ho pronunziato il Fiat. In questo mentre mi son trovata circondata da tanti santi, angeli e anime purganti, che con flagelli ed altri strumenti mi tormentavano; ed io sebbene in principio avvertivo un timore, poi quanto più soffrivo tanto più mi veniva la voglia di patire e gustare il patire come un dolcissimo nettare; e questo molto più ché mi ha toccato un pensiero: “Chi sa che quelle pene potessero essere mezzi come consumare la vita e così poter spiccare l’ultimo volo verso il mio sommo e unico Bene. Ma con sommo mio rammarico, dopo aver sofferto acerbe pene, ho visto che quelle pene non mi consumavano la vita. Oh, Dio, che pena che questa fragile carne mi impedisce d’unirmi col mio Bene eterno!

Dopo ciò, ho visto la sanguinosa strage che si faceva di quelle persone che stavano al di sotto della colonna. Che orribile catastrofe! Scarsissimo era il numero che non rimaneva vittima, giungevano a tale ardimento che tentavano di uccidere il Santo Padre. Ma poi pareva che quel sangue sparso, quelle sanguinose vittime straziate, erano mezzi come rendere forti quelli che rimanevano, in modo da sostenere la colonna senza farla più tentennare. Oh, che felici giorni dopo ciò spuntavano! Giorni di trionfi e di pace, la faccia della terra pareva rinnovata, la detta colonna acquistava il suo primiero lustro e splendore. Oh, giorni felici! Da lungi io vi saluto, ché tanta gloria darete alla mia Chiesa e tanto onore a quel Dio che ne è il capo!

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