Libro di Cielo - Volume 2°

Ottobre 30, 1899 (90)

Gesù le parla dei castighi

Questa mattina il benigno mio Gesù è venuto tutto afflitto, e le prime parole che mi ha detto sono state: “Povera Roma, come sarai distrutta! Nel rimirarti io ti compiango!” Ma lo diceva con tal tenerezza che faceva compassione; ma non ho capito se siano persone sole o uniti gli edifici.

Io, siccome avevo l’ubbidienza di non conformarmi alla giustizia, ma di pregare, perciò gli ho detto: “Mio diletto Gesù, quando si parla di castighi non bisogna più contendere, ma pregare solamente”. E così ho incominciato a pregare, a baciare le sue piaghe ed a fare atti di riparazione. E mentre ciò facevo, lui di tanto in tanto mi diceva:

“Figlia mia, non farmi violenza; facendo così tu vuoi violentarmi per forza, perciò statti quieta”.

Ed io: “Signore, è l’ubbidienza che così vuole, non sono io che ciò faccio”.

Lui ha soggiunto: “Il fiume dell’iniquità è tanto che giunge ad impedire la redenzione delle anime, e la sola preghiera e queste mie piaghe impediscono che questo fiume impetuoso non si l’assorbisca[1] tutto in sé”.

Deo gratias!



[1] si l’assorbisca, cioè assorbisca

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