Libro di Cielo - Volume 2°

Agosto 22, 1899 (64)

Gesù le comunica le virtù.

Continua il mio caro Gesù a venire tutto amabile e maestoso. Mentre stava in questo aspetto mi ha detto: “La purità dei miei sguardi risplende in tutte le tue operazioni, in modo che risalendo di nuovo nei miei occhi mi produce uno splendore e mi ricrea dalle sofferenze che mi fanno[1] le creature”.

Io sono restata tutta confusa a queste parole, tanto che non ardivo dirgli niente; ma Gesù rincorandomi ha incominciato a dirmi: “Dimmi, che vuoi?”

Ed io: “Quando ho te, c’è altra cosa che potrei desiderare di più?” Ma Gesù ha replicato più d’una volta che gli dicessi ciò che volessi; ed io dandogli uno sguardo ho visto la bellezza delle sue virtù e gli ho detto: “Mio dolcissimo Gesù, dammi le tue virtù”.

Ed egli, aprendo il suo cuore faceva uscire tanti raggi distinti delle sue virtù, che entrando nel mio [cuore], mi sentivo tutta rafforzare nelle virtù. Poi ha soggiunto: “Che altro vuoi?”

Ed io, ricordandomi che nei giorni passati un dolore che soffrivo m’impediva che i miei sensi si perdessero in Dio, gli ho detto: “Benigno mio Gesù, fa che il dolore non m’impedisca di potermi perdere in te”.

E Gesù, toccandomi con la sua mano la parte sofferente, ha mitigato l’acerbità dello spasimo, in modo che posso raccogliermi e perdermi in lui. 



[1] danno

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