Libro di Cielo - Volume 2°

Marzo 13, 1899 (3)

Gesù le mostra come la carità non è altro che lo sbocco dell’Essere Divino.

Questa mattina il diletto Gesù non si faceva vedere, secondo il solito, tutto affabilità e dolcezza, ma severo. La mia mente me la sentivo in un mare di confusione e l’anima mia tanto afflitta ed annichilita, specialmente per i castighi visti nei giorni passati. Vedendolo in quel­l’aspetto, non ardivo dirgli niente; ci guardavamo, ma in silenzio. Oh Dio, che pena!

Quando in un momento ho visto anche il confessore; e Gesù, mandando un raggio di luce intellettuale, ha detto queste parole: “Carità; la carità non è altro che uno sbocco dell’Essere Divino, e questo sbocco l’ho diffuso in tutto il creato, di modo che tutto il creato parla del­l’amore che porto all’uomo, e tutto il creato insegna il modo come deve amarmi, cominciando dall’essere più grande fino al più piccolo fiorellino del campo”.

“Vedi — dice all’uomo [il piccolo fiorellino del campo] — col mio soave odore e collo starmi sempre rivolto al cielo, cerco di mandare un omaggio al Creatore; anche tu fa che tutte le tue azioni siano odorose, sante, pure; non fare che col cattivo odore delle tue azioni [tu] offenda il Creatore. Deh! O uomo — ci ripete il fiorellino — non essere così insensato da tener l’occhio fisso alla terra, ma alzalo al cielo; vedi, lassù è il tuo destino, la tua patria, lassù è il mio e tuo Creatore che ti aspetta”.

L’acqua che continuamente scorre sotto dei nostri occhi, ci dice ancora: “Vedi, dalle tenebre sono uscita, e tanto devo scorrere e correre, fin quando che giungerò a seppellirmi nel luogo donde uscii. Anche tu, o uomo, corri, ma corri nel seno di Dio, da dove uscisti. Deh! Ti prego, non correre le vie storte, le vie che menano al precipizio, altrimenti guai a te”.

Anche le bestie più selvatiche ci ripetono: “Vedi, o uomo, come devi essere selvatico per tutto ciò che non è Dio; vedi, quando noi vediamo che qualcuno si avvicina a noi, coi nostri ruggiti mettiamo tanto spavento che nessuno ardisce d’avvicinarsi più e disturbare la nostra solitudine. Anche tu, quando il lezzo delle cose terrene, ossia le tue passioni violente, stanno per farti infangare e farti cadere nel precipizio delle colpe, coi ruggiti della tua preghiera e col ritirarti dalle occasioni in cui ti trovi, sarai salvo da ogni pericolo”.

Così di tutti gli altri esseri, che dirli tutti sarebbe troppo lungo. Ad unanime voce risuonano fra loro e ci ripetono: “Vedi, o uomo, per amor tuo ci ha creato il nostro Creatore e tutti a tuo servizio  stiamo, e tu non essere tanto ingrato; ama, ti prego[1], ama, ti ripeto, ama il nostro Creatore”.

Dopo di ciò, il mio amabile Gesù mi disse: “Questo è il tutto che voglio: amar Dio ed il prossimo per amor mio. Vedi quanto ho amato l’uomo, ed esso è tanto ingrato; come vuoi tu che non lo castighi?”.

Nell’atto stesso mi parve di vedere una grandine terribile ed un terremoto che deve fare notabile danno, fino a distruggere le piante e gli uomini. Allora con tutta l’amarezza dell’animo mio gli ho detto: “Mio sempre amabile Gesù, perché sei tanto adesso sdegnato? Se l’uomo è ingrato, non è tanta la malizia, quanto la debolezza. Oh, se vi conoscessero un poco, oh, come starebbero umili e palpitanti! Perciò placatevi. Almeno vi raccomando Corato e quelli che a me appartengono”.

Nell’atto di dire così, mi pareva che anche a Corato doveva succedere qualche cosa; a confronto di quello che succederà negli altri paesi, sarà niente. 



[1] ti preghiamo

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