Le 24 Ore della Passione di N.S.G.C.
Sepoltura di Gesù. Desolazione di Maria Santissima.
VENTIQUATTRESIMA ORA
dalle 4 alle 5 del pomeriggio
O Signor mio Gesù Cristo, prostrata alla tua divina presenza, supplico l’amorosissimo tuo cuore che voglia ammettermi alla dolorosa meditazione delle 24 ore, in cui per nostro amore tanto volesti patire nel corpo adorabile e nell’anima tua santissima fino alla morte di croce. Deh! dammi aiuto, grazia, amore, profonda compassione e intelligenza dei tuoi patimenti, mentre ora medito la Ventiquattresima Ora, dalle 4 alle 5 del pomeriggio.
E per quelle che non posso meditare, ti offro la volontà che avrei di farle, e intendo intenzionalmente meditarle in tutte le ore che sono costretta o ad applicarmi ai miei doveri o a dormire.
Accetta, o misericordioso Signore, la mia amorosa intenzione, e fa che sia di profitto per me e per molti come se effettivamente e santamente eseguissi quanto desidererei praticare. Intanto grazie ti rendo, o mio Gesù, che per mezzo della preghiera mi chiami all’unione con te, e per piacerti di più, prendo i tuoi pensieri, la tua lingua, il tuo cuore, e con questo intendo pregare, fondendomi tutta nella tua Volontà e nel tuo amore; e stendendo le braccia per abbracciarti, poggio la mia testa sul tuo cuore ed incomincio.
Dolente Mamma mia, vedo che ti disponi all’ultimo sacrificio di dover dare sepoltura al tuo morto Figlio Gesù. Rassegnatissima al Volere del cielo, lo accompagni e, con le tue stesse mani, lo deponi nel sepolcro. Ma, mentre componi quelle membra e fai per dargli l’ultimo addio e l’ultimo bacio, per il dolore ti senti strappare il cuore dal petto. L’amore t’inchioda su quelle membra, e per forza d’amore e di dolore la tua vita sta per spegnersi insieme col tuo estinto Figlio.
Povera Mamma, come farai senza Gesù? È la tua Vita, il tuo Tutto. Eppure è il Volere dell’Eterno che così vuole. Dovrai combattere con due potenze insormontabili: l’amore e il Volere Divino. L’amore ti inchioda, in modo da non poter separarti; il Volere Divino si impone e vuole il sacrificio. Povera Mamma, come farai? Quanto ti compatisco! Deh! Angeli del cielo, venite a sollevarla dalle membra irrigidite di Gesù, altrimenti morirà.
Oh, portento! Mentre pareva estinta insieme con Gesù, sento la sua voce tremante ed interrotta dai singhiozzi, che dice:
“Figlio, amato Figlio, era questo l’unico sollievo che mi restava e che dimezzava le mie pene: la tua santissima umanità, sfogarmi su queste piaghe, adorarle, baciarle. Ora, anche questo mi viene tolto, perché il Voler Divino così vuole, ed io mi rassegno. Ma sappi, o Figlio, che lo voglio e non posso. Al solo pensiero di farlo mi mancano le forze e la vita mi sfugge. Deh! Permettimi, o Figlio, per poter avere vita e forza di separarmi, che rimanga sepolta tutta in te e che prenda per me la tua vita, le tue pene, le tue riparazioni e tutto ciò che sei tu. Ah! Solo uno scambio di vita tra te e me può darmi forza per compiere il sacrificio di separarmi da te”.
Così decisa, afflitta Mamma mia, vedo che di nuovo passi su quelle membra e deponi nella testa di Gesù la tua. Baciandola racchiudi in essa i tuoi pensieri e prendi per te le sue spine, i suoi afflitti ed offesi pensieri e tutto ciò che ha sofferto nella sua santissima testa. Oh, come vorresti animare l’intelligenza di Gesù con la tua, per poter dare vita per vita! Già ti senti incominciare a rivivere coll’aver preso nella tua mente i pensieri e le spine di Gesù.
Addolorata Mamma, ti vedo baciare gli occhi spenti di Gesù e mi sento trafitta nel vedere che Gesù più non ti guarda. Quante volte quegli sguardi divini, guardandoti, ti imparadisavano e ti facevano risorgere da morte a vita! Ed ora, non vedendoti guardata, ti senti morire. Perciò negli occhi di Gesù deponi i tuoi e prendi per te i suoi, le sue lacrime ed amarezze nel vedere le offese delle creature, i tanti insulti e disprezzi.
Ma vedo, trafitta Mamma mia, che baci le sue santissime orecchie, e lo chiami e richiami, dicendo:
“Figlio mio, possibile che più non mi ascolti, tu che ad ogni mio piccolo cenno mi sentivi? Ed ora piango, ti chiamo e non mi ascolti? Ah, l’amore è il più crudele tiranno! Tu eri per me più che la mia stessa vita, ed ora dovrò sopravvivere a tanto dolore? Perciò, o Figlio, lascio il mio udito nel tuo e prendo per me ciò che ha sofferto il tuo udito santissimo, l’eco di tutte le offese che in esso risuonavano. Solo questo mi può dare vita: le tue pene, i tuoi dolori”.
E mentre dici così, è tanto il dolore e le strette al cuore, che perdi la voce e resti senza moto. Povera Mamma mia, povera Mamma mia, quanto ti compatisco! Quante morti crudeli non subisci!
Dolente Mamma, il Volere Divino si impone e ti mette in moto. Tu guardi il suo santissimo volto, lo baci ed esclami:
“Adorato Figlio, come sei sfigurato! Ah, se l’amore non mi dicesse che sei il Figlio mio, la mia Vita, il mio Tutto, non più ti riconoscerei, tanto sei irriconoscibile! La tua natia bellezza si è trasformata in deformità, le [tue] purpuree gote sono cambiate in lividure; la luce e la grazia che emanava il tuo bel volto, che vederti e rimanere beatificata era lo stesso, si è convertita in pallore di morte, o Figlio amato. Figlio, come sei ridotto! Che brutto lavorio ha fatto il peccato sulle tue santissime membra! Ah, come la tua indivisibile Mamma vorrebbe restituirti la tua primiera bellezza! Voglio fondere il mio volto nel tuo e prendere per me il tuo, e gli schiaffi, gli sputi, i disprezzi e tutto ciò che hai sofferto nel tuo volto santissimo. Ah, Figlio, se mi vuoi viva, dammi le tue pene, altrimenti io muoio!”.
Ed è tanto il tuo dolore, che ti soffoca, ti tronca la parola e resti come estinta sul volto di Gesù. Povera Mamma, quanto ti compatisco! Angeli miei, venite a sollevare la Mamma mia; il suo dolore è immenso, la inonda, la soffoca e non le resta più vita né forza. Ma il Volere Divino, infrangendo queste onde, le ridà la vita.
Già sei sulla sua bocca e, baciandola, ti senti amareggiare le labbra per l’amarezza del fiele, che tanto ha amareggiato la bocca di Gesù. Singhiozzando, continui:
“Figlio mio, dì un’ultima parola alla tua Mamma. Possibile che non dovrò più ascoltare la tua voce? Tutte le parole che mi hai detto in vita, come tante frecce, mi feriscono il cuore di dolore e di amore. Ed ora, vedendoti muto, si rimettono in moto nel mio lacerato cuore, dandomi innumerevoli morti. Ed a viva forza vorrebbero strappare un’ultima tua parola, ma non avendola, mi straziano e mi dicono:
“Sicché non più lo ascolterai, non sentirai più il suo dolce accento, la melodia della sua parola creatrice, che tanti paradisi creava in te per quante parole diceva”. Ah! Il mio paradiso è finito e non avrò altro che amarezze. Ah, Figlio! Voglio darti la mia lingua per animare la tua. Dammi ciò che tu hai sofferto nella tua santissima bocca: l’amarezza del fiele, la tua sete ardente, le tue riparazioni e preghiere. Così, sentendo la tua voce per mezzo di queste, il mio dolore sarà più sopportabile e la tua Mamma potrà vivere mediante le tue pene”.
Mamma straziata, vedo che ti affretti, perché quelli che ti stanno intorno vogliono chiudere il sepolcro e, quasi di volata, prendi le mani di Gesù fra le tue, le baci, te le stringi al cuore e, deponendo le tue mani nelle sue, prendi per te i dolori e le trafitture di quelle mani santissime. Poi sorvoli sui piedi di Gesù, guardando lo strazio crudele che i chiodi hanno fatto in essi; e mentre vi deponi i tuoi, prendi per te quelle piaghe e ti offri a correre al posto di Gesù presso i peccatori, per strapparli all’inferno.
Angosciata Mamma, ti vedo dare l’ultimo addio al cuore trafitto di Gesù. Qui fai sosta; è l’ultimo assalto al tuo cuore materno. Te lo senti strappare dal petto per la veemenza dell’amore e del dolore e, da solo, fugge a deporsi nel cuore sacratissimo di Gesù. E tu, vedendoti senza cuore, ti affretti a prendere nel tuo il suo cuore sacratissimo, il suo amore respinto da tante creature, i tanti suoi desideri ardenti non compiuti per le loro ingratitudini e i dolori e le trafitture di quel cuore sacratissimo, che ti terranno crocifissa per tutta la vita. E guardando la larga ferita, la baci, ne lambisci il sangue e, sentendoti la vita di Gesù, senti la forza di fare l’amara separazione. Quindi lo abbracci e permetti che la pietra sepolcrale lo rinserri.
Dolente Mamma mia, piangendo, ti prego di non permettere per adesso che Gesù sia tolto al nostro sguardo; aspetta che prima mi chiuda in Gesù, per prendere in me la sua vita. Se tu, che sei la Senza Macchia, la Tutta Santa, la Piena di Grazia, non puoi vivere senza Gesù, molto meno io, che sono la debolezza, la miseria, la piena di peccati. Come posso vivere senza Gesù? Mamma dolente, non mi lasciare sola, portami con te, ma prima deponimi tutta in Gesù, svuotami di tutto per poter mettere tutto Gesù in me, come lo hai messo in te. Incomincia da me l’ufficio materno che Gesù ti ha dato sulla croce e, facendo breccia sul tuo cuore materno la mia povertà estrema, con le tue stesse mani chiudimi tutta, tutta in Gesù.
Chiudi nella mia mente i pensieri di Gesù, affinché nessun altro pensiero entri in me. Chiudi gli occhi di Gesù nei miei, affinché mai possa sfuggire dal mio sguardo; il suo udito nel mio, onde sempre lo ascolti ed in tutto compia il suo Santissimo Volere. Deponi il suo volto nel mio, affinché mirandolo così sfigurato per amor mio, lo ami, lo compatisca e ripari; la sua lingua nella mia, onde parli, preghi ed insegni con la lingua di Gesù; le sue mani nelle mie, affinché ogni movimento che faccio ed ogni opera che compio abbia vita dalle opere e dalle azioni di Gesù. Metti i suoi piedi nei miei, affinché ogni mio passo sia per le altre creature una vita di salvezza, di forza, di zelo.
Ed ora, afflitta Mamma mia, permettimi di baciare il suo cuore e di lambire il suo preziosissimo sangue e, chiudendo tu il suo cuore nel mio, [fa che io] possa vivere del suo amore, dei suoi desideri, delle sue pene. Ed ora, prendi la destra irrigidita di Gesù, affinché mi dia l’ultima benedizione.
Ora permetti che la pietra lo rinserri. E tu, straziata, baci il sepolcro e, piangendo, gli dai l’ultimo addio e parti dal sepolcro.
Ma è tanto il tuo dolore che ora resti impietrita e ora agghiacciata. Trafitta Mamma mia, insieme con te dico addio a Gesù e, piangendo, voglio compatirti ed accompagnarti nella tua amara desolazione. Voglio mettermi al tuo fianco, per darti ad ogni tuo sospiro, affanno e dolore, una parola di conforto, uno sguardo di compassione. Raccoglierò le tue lacrime e ti sosterrò nelle mie braccia, se ti vedrò venir meno.
Ma vedo che sei costretta a ritornare a Gerusalemme dalla via donde venisti. Appena pochi passi, e già ti si fa innanzi la croce, sulla quale Gesù tanto ha sofferto ed è poi morto. Tu corri, l’abbracci e, vedendola tinta di sangue, uno per uno, si rinnovano nel tuo cuore i dolori che Gesù ha sofferto su di essa. Ma non potendo contenere il dolore, singhiozzando, esclami:
“O croce, come?! Così crudele con mio Figlio? Ah, in nulla lo hai risparmiato! Che male ti aveva fatto? Non hai permesso a me, dolente mamma, di dargli neppure un sorso d’acqua mentre lo chiedeva, e alla bocca riarsa hai dato fiele ed aceto. Il mio cuore trafitto me lo son sentito liquefare ed avrei voluto apprestare a quelle labbra il mio cuore liquefatto per dissetarlo, ma ebbi il dolore di vedermi respinta. O croce, crudele sì, ma santa, perché divinizzata e santificata dal contatto del mio Figlio! Quella crudeltà che usasti con lui, ricambiala in compassione per i miseri mortali; e per le pene che ha sofferto su di te, impetra grazia e forza alle anime che soffrono, affinché nessuna si perda per causa di tribolazioni e croci. Troppo mi costano le anime, mi costano la vita d’un Figlio‑Dio; ed io, come Corredentrice e Madre, le lego a te, o croce”.
E baciandola e ribaciandola, parti. Povera Mamma, quanto ti compatisco! Ad ogni passo ed incontro sorgono nuovi dolori che, crescendo nella loro immensità e rendendosi più amari, t’inondano, ti affogano e ad ogni istante ti senti morire. Altri passi ancora e già sei a quel punto dove stamattina lo incontrasti sotto il peso enorme della croce, sfinito, grondante sangue, con un fascio di spine sulla testa, le quali, urtando con la croce, penetravano dentro dentro, dandogli ad ogni urto dolori di morte. Gli sguardi di Gesù, incrociandosi coi tuoi, cercavano pietà, ma i soldati, per impedirvi questo sollievo, lo spinsero e lo fecero cadere, facendogli versare nuovo sangue. Ora tu ne vedi il terreno inzuppato, ti getti a terra e, mentre baci quel sangue, ti sento dire: “Angeli miei, venite a mettervi a guardia di questo sangue, affinché non sia calpestata e profanata nessuna goccia”.
Dolente Mamma, lascia che ti dia la mano per alzarti e sollevarti, perché vedo che agonizzi sul sangue di Gesù. Come cammini, nuovi dolori trovi; dovunque vedi tracce di sangue, ricordi i dolori di Gesù, quindi affretti il passo e ti chiudi nel cenacolo. Anch’io mi chiudo nel cenacolo, ma il mio cenacolo è il Cuore Santissimo di Gesù, e da lì voglio venire da te per tenerti compagnia in quest’ora di amara desolazione. Non mi regge il cuore di lasciarti sola in tanto dolore.
Desolata Mamma, guarda questa piccola figlia tua; sono troppo piccina, da sola né posso, né voglio vivere. Perciò prendimi sulle tue ginocchia, stringimi fra le tue braccia e fammi da mamma, perché ho bisogno di guida, di aiuto, di sostegno. Guarda la mia miseria, versa una lacrima sulle mie piaghe e, quando mi vedrai distratta, stringimi al tuo cuore materno e richiama in me la vita di Gesù.
Ma mentre ti prego, sono costretta a fermarmi, per fare attenzione ai tuoi acerbi dolori. Mi sento trafiggere nel vedere che, come muovi la testa, ti senti penetrare le spine che hai preso da Gesù, le punture di tutti i nostri peccati di pensiero che, penetrandoti fin negli occhi, ti fanno piangere lacrime miste a sangue. Mentre piangi, avendo nei tuoi occhi la vista di Gesù, innanzi alla tua vista passano tutte le offese delle creature. Oh, come ne resti amareggiata! Come comprendi ciò che ha sofferto Gesù, avendo in te le sue stesse pene!
Ma un dolore non aspetta l’altro. Come tendi l’orecchio, ti senti assordare dall’eco delle voci delle creature; ciascuna varietà di voce di creatura ti penetra dalle orecchie al cuore, trafiggendolo, e tu ripeti il tuo ritornello: “Figlio, come hai sofferto!”.
Desolata Mamma, quanto ti compatisco! Permettimi che ti rasciughi il volto bagnato di lacrime e di sangue. Ma mi sento indietreggiare nel vederlo tutto coperto di lividure, irriconoscibile e pallido, d’un pallore mortale. Comprendo: sono i maltrattamenti di Gesù che hai preso su di te, che ti fanno soffrire tanto che, come muovi le labbra per pregare o per emettere sospiri dal tuo infuocato petto, ti senti l’alito amaro e le labbra bruciate dalla sete di Gesù.
Povera Mamma mia, quanto ti compatisco! I tuoi dolori crescono sempre di più, e pare che si diano la mano fra di loro. Prendendo le tue mani nelle mie, le vedo trafitte dai chiodi. È in queste stesse mani che senti il dolore e vedi gli omicidi, i tradimenti, i sacrilegi e tutte le opere cattive che ripetono i colpi, allargando le piaghe ed inasprendole sempre più.
Quanto ti compatisco! Tu sei la vera Mamma crocifissa, tanto che nemmeno i piedi restano senza chiodi, anzi, non solo te li senti inchiodare, ma come strappare da tanti passi iniqui e dalle anime che vanno all’inferno, e tu corri appresso a loro, affinché non cadano nelle fiamme infernali.
Ma non è ancora tutto, trafitta Mamma. Tutte le tue pene, riunendosi insieme, fanno eco nel tuo cuore e te lo trafiggono, non con sette spade, ma con mille e mille spade, molto più che, avendo in te il cuore divino di Gesù, che contiene tutti i cuori e nel cui palpito ravvolge i palpiti di tutti, come palpita dice: Anime! Amore! E tu, dal palpito Anime!, nel tuo palpito ti senti scorrere tutti i peccati e ti senti dare morte, e nel palpito Amore!, ti senti dare vita; sicché stai in continuo atto di morte e di vita.
Mamma crocifissa, guardandoti, compatisco i tuoi dolori, sono inenarrabili. Vorrei trasformare il mio essere in lingua e voce per compatirti, ma innanzi a tanto dolore il mio compatimento è nulla. Perciò chiamo gli angeli e la Trinità Sacrosanta, e prego loro che mettano intorno a te le loro armonie, i loro contenti e la loro bellezza, per raddolcire e compatire i tuoi intensi dolori; che ti sostengano fra le loro braccia e ti ricambino in amore tutte le tue pene.
Ed ora, desolata Mamma, grazie a nome di tutti, per tutto ciò che hai sofferto; e ti prego, per questa tua amara desolazione, di venirmi ad assistere nel momento della mia morte: quando la mia povera anima si troverà sola ed abbandonata da tutti, in mezzo a mille ansie e timori, vieni tu allora a ridarmi la compagnia che tante volte ti ho fatto in vita. Vieni ad assistermi, mettiti al mio fianco e mettimi in fuga il nemico. Lava l’anima mia con le tue lacrime, coprimi col sangue di Gesù, vestimi coi suoi meriti, abbelliscimi e risanami coi tuoi dolori e con tutte le pene e le opere di Gesù, ed in virtù di esse, fa scomparire tutti i miei peccati, dandomi il totale perdono. E nello spirare, ricevimi fra le tue braccia, mettimi sotto il tuo manto, nascondimi allo sguardo del nemico, portami di volata al cielo e mettimi nelle braccia di Gesù. Così restiamo intesi, cara Mamma mia!
Ed ora ti prego di ridare la compagnia che ti ho fatto oggi a tutti gli agonizzanti. Fa a tutti da mamma. Sono momenti estremi e ci vogliono grandi aiuti, perciò non negare a nessuno il tuo ufficio materno.
Un’ultima parola mentre ti lascio: ti prego di chiudermi nel Cuore Sacratissimo di Gesù; e tu, dolente Mamma mia, fammi da sentinella, affinché Gesù non mi metta fuori dal suo cuore ed io, anche a volerlo, non ne possa uscire. Ti bacio la mano materna e tu benedicimi.
Gesù viene sepolto, una pietra lo rinserra ed impedisce alla Mamma che più rimiri il Figlio. E noi, ci nascondiamo agli sguardi delle creature? Siamo indifferenti se tutti ci dimenticano? Nelle cose sante, rimaniamo indifferenti, con quella santa indifferenza che non ci fa trasgredire nulla? Nell’abbandono totale di Gesù, vinciamo tutto con una santa indifferenza che ci porta continuamente a lui? E con la nostra costanza, gli formiamo dolce catena per attirarlo a noi? Il nostro sguardo è sepolto nello sguardo di Gesù, in modo che non guardiamo altro, se non ciò che vuole Gesù? La nostra voce è sepolta nella voce di Gesù, in modo che, se vogliamo parlare, non parliamo che con la lingua di Gesù? I nostri passi sono sepolti nei suoi, in modo che, come camminiamo, resti l’impronta non dei nostri, ma dei passi di Gesù? E il nostro cuore è sepolto nel suo, per poter amare e desiderare come ama e desidera il suo cuore?
Mamma mia, quando Gesù, per il bene della mia anima, a me si nasconde, dammi la grazia che avesti tu nella privazione di lui, affinché io gli possa dare tutta la gloria che tu gli desti quando egli fu deposto nel sepolcro.
O Gesù, ti voglio pregare con la tua voce; e come la tua voce penetrava i cieli e si ripercuoteva nelle voci di tutti, così la mia, facendo onore alla tua stessa voce, penetri fin nei cieli per darti la gloria e l’amore della tua stessa parola.
Mio Gesù, il mio cuore palpita, ma non son contenta se non mi fai palpitare col tuo, e così, col tuo palpito amerò come ami tu. Ti darò l’amore di tutte le creature, ed uno sarà il grido: Amore! Amore!
O mio Gesù, fa onore a te stesso, e in tutto ciò che faccio, metti l’impronta del tuo stesso potere, del tuo amore e della tua gloria.
Nos cum Prole pia, benedicat Virgo Maria.
Mio amabile Gesù, tu mi hai chiamata in quest’Ora della tua passione a tenerti compagnia, ed io son venuta. Mi parve di vederti angosciato e dolente, pregare, riparare e patire, e con le voci le più tenere ed eloquenti perorare la salvezza delle anime. Ho cercato di seguirti in tutto e ora, dovendoti lasciare per le mie solite occupazioni, sento il dovere di dirti un Grazie e un Ti benedico.
Sì, o Gesù, Grazie ti ripeto le mille e mille volte, e ti lodo e benedico per tutto ciò che hai fatto e patito per me e per tutti. Grazie e Ti benedico per ogni goccia di sangue che hai versato, per ogni tuo respiro, palpito, passo, parola, sguardo, e per ogni amarezza e offesa che hai sopportato. Per tutto, o mio Gesù, intendo segnarti con un Grazie e un Ti benedico.
Deh, o Gesù, fa che tutto il mio essere ti mandi un flusso continuo di ringraziamenti e benedizioni, in modo da attirare su di me e su tutti il flusso delle tue grazie e benedizioni!
Deh, o Gesù, stringimi al tuo cuore colle tue santissime mani e segna tutte le particelle del mio essere col tuo Ti benedico, per fare che da me altro non possa uscire che un inno continuo verso di te! Perciò mi lascio in te, per seguirti in ciò che farai; anzi opererai tu stesso per me. Ed io, fin d’ora, lascio i miei pensieri in te per difenderti dai tuoi nemici, il respiro per corteggio e compagnia, il palpito per dirti sempre Ti amo e a rifarti dell’amore che non ti danno gli altri; le gocce del mio sangue a ripararti e a restituirti gli onori e la stima che ti tolgono i tuoi nemici con gl’insulti, sputi e schiaffi, e tutto il mio essere per guardia.
Dolce mio Amore, sebbene debbo attendere alle mie occupazioni, resto nel tuo cuore; ho paura d’uscirne. Tu mi terrai in te, non è vero? I nostri palpiti si intenderanno a vicenda e si confonderanno insieme in modo da darmi vita, amore, stretta unione inseparabile con te. Mio Gesù, se vedi che sto per sfuggirti, il tuo palpito si acceleri nel mio, le tue mani mi stringano più forte al tuo cuore, i tuoi occhi mi guardino e mi gettino saette di fuoco, affinché io, sentendoti, mi lasci subito tirare all'unione con te.
Deh, mio Gesù! Dammi il bacio del divino amore, abbracciami e benedicimi; io ti bacio nel dolcissimo tuo cuore, e mi resto in te.
fonte audio: www.donleonardomariapompei.it