Il grande Dono della Divina Volontà

Meditazioni a cura di Don Leonardo Maria Pompei

Fare la Divina Volontà

XIIª Meditazione


Preghiera preparatoria alla meditazione

Gesù, Ti amo. Vieni, Divina Volontà, a pregare in me e poi offri questa preghiera a Te come mia, per soddisfare alle preghiere di tutti e per dare al Padre la gloria che dovrebbero dargli tutte le creature.

Regina Immacolata, celeste Madre mia, vengo sulle tue ginocchia materne per abbandonarmi nelle tue braccia, per chiederti coi sospiri più ardenti che mi ammetta a vivere nel Regno della Divina Volontà.

Mamma santa, tu che sei la Regina di questo Regno, ammettimi a vivere in esso, affinché non sia più deserto, ma popolato dai figli tuoi. Perciò, sovrana Regina, a te mi affido, affinché guidi i miei passi nel Regno del Volere Divino, e stretto alla tua mano materna guiderai tutto l'essere mio, perché faccia vita perenne nella Divina Volontà.

Tu mi farai da mamma, e come a Mamma mia ti faccio la consegna della mia volontà, affinché me la scambi con la Divina Volontà, e così possa restare sicuro di non uscire dal Regno suo. Perciò ti prego che mi illumini, attraverso questa meditazione, per farmi comprendere sempre più e sempre meglio che cosa significa "Volontà di Dio" e come vivere in essa.

Ave Maria…


Testo da meditare:

Disse Gesù a Luisa (1923, vol. 16). “Passeranno secoli e secoli, come nella Redenzione così anche in questo, ma l’uomo tornerà nelle mie braccia come fu da Me creato”.

Qual è la caratteristica che distingue il primo uomo da tutti gli altri venuti successivamente?”. Per capire questo dovremo andare con la mente nell'Eden, là dove ebbe principio la nostra origine, dove l’Ente Supremo creò l’uomo e poi gli assegnò un regno da dominare. Lo scettro, il dominio di questo regno dipendevano però dal fondo dell’anima di quest’uomo, perché il primo uomo possedeva la Divina Volontà, possedeva il FIAT Divino nell'interno del suo intimo. E proprio perché possedeva questo FIAT, questa Divina Volontà, era anche il padrone dell’universo, che era stato creato da Dio proprio per lui. Tanto è vero che le sue vesti erano regali, i suoi atti erano nobili e Dio all'inizio lo chiamava solitamente: “Mio piccolo re e figlio”. Quindi, quando venne creato il primo uomo tutto era armonia, bellezza, ordine. Ad un certo punto però questo nostro primo padre ha messo da parte la Divina Volontà ed ha fatto la sua volontà amareggiando il Creatore. Dio allora riprese il regno che gli aveva affidato e gli chiuse le porte; però, nel ritirare a Sé questo regno non ha detto che non l’avrebbe più dato all'uomo, ma l’ha tenuto in riserbo per le future generazioni.

Dio intendeva assalire le future generazioni con attrattive meravigliose, con grazie sorprendenti, con conoscenze mirabili sulla Divina Volontà; desiderava che le future generazioni si rendessero conto della necessità di mettere a parte la volontà umana, per fare la Volontà di Dio. Ed è appunto questo che Luisa ha scritto nel suo Appello, per tutti i contemporanei e per quelli che sarebbero venuti dopo. Esortando tutti gli uomini, Luisa dice: “Mettete da bando la volontà umana, lasciamo le vesti da lutto della nostra schiavitù e vestiamoci da regine, fregiamoci con ornamenti divini”; perché appunto, possedere la Divina Volontà significa diventare re, regine, possedere l’universo, possedere quello che Dio ha creato per noi. Non possedere invece la Divina Volontà significa essere schiavi.

Possiamo ora chiederci: “Come fare e come vivere la Divina Volontà? In che modo? In che maniera?”.

I modi per fare la Divina Volontà sono tanti. Certo, ognuno si accosta ad essa a seconda delle proprie disposizioni d’animo. Tanto è vero che Gesù stesso ha detto a Luisa: “Come per la luce del sole si può godere in maniera diversa, così è anche per la Divina Volontà”. E fece l’esempio dei modi con cui ci si accosta al sole, visti nella meditazione precedente. Riprendendo quell'immagine, possiamo dire che “fare” la Divina Volontà alla prima o alla seconda maniera, cioè vivere soltanto degli effetti della Divina Volontà e non possederla totalmente, significa conoscere il Regno, vivere alla luce del Regno ed essere forse anche persone virtuose; ma dobbiamo ricordare che le virtù che vengono praticate sulla terra non sono mai esenti da fini umani, dal gusto di piacere agli altri e di comparire, per cui queste virtù non ci porteranno mai alla vera e propria santità, ci daranno una santità umana che ci darà sempre qualche guadagno umano. Invece la Volontà Divina atterra la volontà umana, lasciando digiuno il proprio io in colui che compie la Divina Volontà. La persona che fa la Divina Volontà dice: “Io sono incapace... non so fare niente; chi opera in me è solo Dio”.

Come più volte notato, negli scritti di Luisa, il Signore paragona la Divina Volontà al sole. Il sole diventa quindi il simbolo della Divina Volontà. Gesù spiega che quando la Divina Volontà sorge sull'anima, la imperla di grazia e le dà le tinte più belle e le qualità divine. E questo perché la Volontà Divina ha in Sé una grande capacità di dare forza e grazia all'anima che la possiede. E l’anima che riceve questa forza e questa grazia sa che avrà la capacità di compiere il bene che dovrà fare e che avrà la forza di accettare qualsiasi sacrificio le venga richiesto. L’anima che fa la Divina Volontà è ferma, non è soggetta a tentazioni e ad incostanze: chi fa la Divina Volontà è costante. Questo non avviene invece per chi fa la volontà umana, perché la volontà umana non sarà mai completamente ferma, potrà avere dei turbamenti, degli intervalli. Gesù dice a Luisa che in chi fa la Volontà Divina vi è “il trabocco del Creatore sulla creatura”; sembra quasi che il Creatore riversandosi su di essa le partecipi tutte le Qualità divine; potremmo dire che l’anima che fa la Volontà Divina si trasforma quasi in Dio.


Punti di meditazione:

1. Fare la Divina Volontà.

Questa meditazione riprende il tema fondamentale della differenza tra il “fare” la Divina Volontà (oggetto proprio di questa meditazione) e “vivere” nella Divina Volontà (che sarà oggetto della meditazione seguente). Come visto nella metafora dei gradi diversi con cui il Sole illumina a seconda del diverso grado di contatto con lui - metafora qui ripresa esplicitamente - ci sono dei gradi da percorrere per giungere all'unione con la Divina Volontà e al vivere in essa. Il primo di essi è scegliere decisamente, anzitutto, di fare solo la Divina Volontà in tutto, non solo in ciò che è “di precetto” (comandamenti e leggi della Chiesa) ma anche nel resto. Il cammino della Divina Volontà (come quello della consacrazione Totus Tuus) è cammino di santità vera, anzi di grandissima santità.

La santità è vivere nella perfezione dell’obbedienza a Dio in tutto. Quindi non solo a ciò che è “di precetto”, ma anche a ciò che è di “consiglio”; si tratta di rinunciare non solo al peccato, ma anche ad ogni minima cosa che non piace a Dio (o alla Madonna, tanto è la stessa cosa); si tratta non solo di astenersi dal male, ma di essere solleciti e attivi nell'operare il bene; si tratta non solo di operare ciò che è lecito, ma di sforzarsi di tendere sempre a ciò che è buono, migliore e, infine, ottimo.

Questa tappa è necessaria, perché anche se è verissimo, come vedremo, che chi vive nella Divina Volontà non ha e non fa più atti di volontà propria ma è Dio, con la sua Divina Volontà che opera in lui, questo non deve però essere inteso in modo quietistico o protestante: come se la santificazione prescindesse dallo sforzo, dalla rinuncia, dal rinnegare sé stessi, prendere la croce e seguire Gesù. Luisa era un’anima vittima e soleva scrivere nei suoi scritti: “trovandomi nel mio solito stato”. Cos'era questo “solito stato”? Uno stato di sofferenza talmente grande che in alcuni momenti rimaneva impietrita sul letto con l’anima rapita al fuori di sé, perché il suo corpo, unito alla Passione di Cristo, potesse reggere e sopportare pene e sofferenze molto superiori a quelle che la natura umana avrebbe potuto sopportare. Nessuno spavento né paura, ma anche nessuna illusione di trovare (meno che mai nella Divina Volontà) l’inesistente “via larga”. Quella conduce solo alla perdizione, non alla vita. Nella meditazione personale occorre chiedersi se, sinceramente, abbiamo totalmente rinnegato il peccato volontario e se abbiamo cominciato a rinnegare la nostra umana volontà scegliendo, volontariamente, di fare cose che conosciamo essere “migliori” solo per amore di Dio. Gli esempi sono innumerevoli, sia nell'interiore che nell'esteriore: lo Spirito Santo faccia luce per conoscere e discernere.

2. Possedere la Divina Volontà.

Possedere la Divina Volontà è cosa molto più grande che “farla” e richiama la condizione dei nostri progenitori e la liberazione dallo stato attuale (che tutti gli uomini hanno): la schiavitù. Nel Nuovo Testamento (sia nel Vangelo di san Giovanni che nell'epistolario paolino e cattolico - Lettere di San Pietro, san Giacomo, san Giuda e san Giovanni) si parla esplicitamente e tantissime volte di schiavitù “del peccato” (che richiama l’antica schiavitù di Israele nell'Egitto) e di schiavitù al demonio (che del peccato è il re, il principe e il propulsore primo): ma entrambe le schiavitù si riducono al vivere come schiavi della propria volontà.

Santa Caterina da Siena diceva chiaramente che tutti i mali, tutte le sofferenze e tutte le infelicità dell’uomo derivano SOLO dalla sua propria volontà. I nostri progenitori erano piccoli re, non schiavi; chi sfugge alla schiavitù del volere proprio ed entra nel regno della Divina Volontà, mette al bando la veste da schiavo e indossa i paramenti regali: possiede quello che Dio ha creato per l’uomo e torna ad essere re, non più soggetto ai flutti delle passioni, delle emozioni, del non essere padroni di sé, dei propri atti, del vivere il dramma egregiamente descritto da san Paolo di “desiderare il bene ma essere incapaci di farlo, fino al paradosso, a volte, di fare il male che non si vuole e non fare il bene che si vuole”. Si partecipa della regalità e dell’onnipotenza di Dio e si gode della sua eterna felicità, partecipando degli effetti del suo FIAT SUPREMO.

3. Caratteristiche di chi inizia seriamente a fare la volontà divina.

La spia principale del fatto che si è rinnegata la propria volontà e si è decisamente entrati nella scelta di fare solo quella di Dio è la costanza. La Sacra Scrittura afferma chiaramente: “Detesto gli animi incostanti” (Sal 119,13), Gesù dice che “solo chi persevererà fino alla fine sarà salvato” (Mt 10,22 e 24,13), Padre Pio diceva che “la fede non è di chi ben inizia, né di chi va avanti per un certo tempo, ma di chi persevera fino alla fine”. Santa Teresa d’Avila aggiungeva che, per intraprendere un cammino di vera santità, occorrono SOLO due cose: volontà ferma e risoluta di intraprenderlo e portarlo avanti A QUALSIASI COSTO; proposito di non tornare e non voltarsi indietro qualunque cosa accada. Ossia un atto deciso e fermo di rinnegamento della propria volontà per abbracciare quella divina; e inoltre la decisione ferma di mantenersi in questo stato succeda quello che succeda.

Se in noi non si trovano queste disposizioni non entreremo nel regno della Divina Volontà; se non abbiamo cominciato, almeno in qualcosa, a scegliere il meglio e a rinunciare liberamente non solo a ciò che è male, ma anche a ciò che sappiamo essere sgradito o meno gradito a Dio, non potremo entrare in questo regno sublime. Volontà risoluta, costanza e perseveranza. E primi segni di esse. Verifichiamo dove stiamo e scegliamo dove vogliamo da oggi cominciare ad essere.


Preghiera dell’anima alla Madre Regina del Fiat supremo:

“Insegnami, Divina Maria, a detestare tutto ciò che viene dalla mia volontà e dai miei desideri e ad abbracciare sempre e immediatamente ciò che conosco essere buono, a te gradito e perfetto”.


Fioretto perpetuo:

Mamma mia, ti amo, e tu amami e dammi un sorso di Volontà di Dio all'anima mia; dammi la tua benedizione, affinché possa fare tutte le mie azioni sotto il tuo sguardo materno (da recitare tre volte al giorno facendo tre visite alla Madonna)


Fioretto del giorno:

Fare una visita alla Madonna in cui rievocare nuovamente le immagini del Sole che illumina con gradazioni diverse a seconda del grado con cui ci si espone alla sua Luce. Fare un gesto simbolico e significativo di rinuncia a qualcosa di lecito (ma non gradito al cielo) per scegliere ciò che è migliore


Giaculatoria del giorno alla Divina Volontà:

“Regina Potente, domina sulla mia volontà, per convertirla in Volontà Divina”