La Passione di Gesù nella Divina Volontà 

5ª MEDITAZIONE

“Qual è l’utilità del mio sangue? Ecco un’anima da me tanto beneficata, è perduta!”


O Gesù, già arrivi al Cenacolo insieme con gli amati discepoli e ti metti a cena con loro. Quanta dolcezza, quanta affabilità non mostri in tutta la tua persona, nell'abbassarti a prendere l’ultima volta il cibo materiale! Tutto è amore in te. Anche in questo tu non ripari solo i peccati di gola, ma impetri anche la santificazione del cibo, e come questo si converte in forza, così impetri per noi la santità anche nelle cose più basse e più comuni.

Gesù, mia Vita, il tuo sguardo dolce e penetrante pare che scruti tutti gli apostoli, ed anche in quell’atto di prendere il cibo, il tuo cuore rimane trafitto nel vedere i tuoi cari apostoli deboli e fiacchi ancora, specie il perfido Giuda, che già ha messo piede nell’inferno. E tu, dal fondo del cuore, amaramente dici: “Qual è l’utilità del mio sangue? Ecco un’anima da me tanto beneficata, è perduta!”.

E con i tuoi occhi sfavillanti di luce e di amore lo guardi, come a volergli far comprendere il gran male che si accinge a fare. Ma la tua suprema carità ti fa sopportare questo dolore e non lo fai manifesto neppure ai tuoi amati discepoli.

E mentre ti addolori per Giuda, il tuo cuore si riempie di gioia nel vederti alla sinistra il tuo amato discepolo Giovanni, tanto che, non potendo più contenere l’amore, dolcemente attirandolo a te, fai a lui posare il capo sul tuo cuore, facendogli provare il paradiso anticipato. Ed è in quest’ora solenne che nei due discepoli vengono raffigurati i due popoli, il reprobo e l’eletto: il reprobo in Giuda, che sente già l’inferno nel cuore; l’eletto in Giovanni, che in te riposa e gode.

O dolce mio Bene, anch’io mi metto a te vicino, e insieme al tuo amato discepolo voglio poggiare il mio capo stanco sul tuo cuore adorabile, e ti prego di far sentire a me, anche su questa terra, le delizie del cielo, onde la terra non sia per me più terra, ma cielo, rapita dalle dolci armonie del tuo cuore. Ma in quelle armonie dolcissime e divine, sento che ti sfuggono dolorosi palpiti; sono per le anime perdute! O Gesù, deh, non permettere che nuove anime si perdano! Fa che il tuo palpito, scorrendo nel loro, faccia sentire i palpiti della vita del cielo, come li sentì il tuo amato discepolo Giovanni e, attratte esse dalla soavità e dolcezza del tuo amore, possano tut­te arrendersi a te.

O Gesù, mentre rimango nel tuo cuore, dà anche a me il cibo, come lo desti agli apostoli: il cibo dell’amore, il cibo della tua divina parola, il cibo della tua Divina Vo­lontà. O mio Gesù, non mi negare mai questo cibo che tanto tu stesso desideri darmi, perché si formi in me la tua stessa vita.

Dolce mio Bene, mentre me ne sto a te vicino, vedo che il cibo che tu prendi insieme ai tuoi cari discepoli, non è altro che un agnello. E’ questo l’agnello figurativo; e come in questo agnello non rimane umore vitale per la forza del fuoco, così tu, Agnello mistico, che tutto devi consumarti per le creature per forza d’amore, neppure una goccia di sangue serberai per te, versandolo tutto per amore nostro. Sicché, o Gesù, niente tu fai che non raffiguri al vivo la tua dolorosissima passione, che hai sempre presente nella mente, nel cuore, in tutto; e ciò m’insegna che, se anch’io avessi innanzi alla mente e nel cuore il pensiero della tua passione, mai mi negheresti il cibo dell’amor tuo. Quanto te ne ringrazio!

O mio Gesù, nessun atto ti sfugge che non abbia me presente e che non intenda farmi un bene speciale. Perciò ti prego che la tua passione sia sempre nella mia mente, nel mio cuore, nei miei sguardi, nei miei passi, nelle mie pene, affinché dovunque mi volga dentro e fuori di me, trovi te sempre a me presente; e tu fammi la grazia che mai io dimentichi ciò che hai fatto e patito per me. Questa sia la mia calamita, che attirando tutto il mio essere in te, non mi faccia più allontanare da te.

(Meditazione tratta dalla 3ª ORA de Le 24 Ore della Passione di N.S.G.C.)