La Passione di Gesù nella Divina Volontà 

15ª MEDITAZIONE

“Ah! Figlia mia, entra nel mio cuore, vieni a perderti nel mio amore, e solo nel mio amore comprenderai quanto ho sofferto e quanto ti ho amato”.

L’afflitto Gesù, assicurato da me, entra in agonia mortale, soffre pene mai viste né intese. Ed io, non potendo reggere, e volendo compatirlo e sollevarlo, gli dico:

“Dimmi: Perché sei così mesto ed afflitto e solo in quest’Orto e in questa notte? È l’ultima notte della tua vita mortale: poche ore ti rimangono per dar principio alla tua passione. Qui credevo di trovare almeno la celeste Mamma, l’amante Maddalena, i fidi apostoli. Ed invece ti trovo solo ed in preda ad una mestizia che ti dà morte spietata senza farti morire. Oh! Mio Bene e mio Tutto, non mi rispondi? Parlami!”.

Ma pare che ti manchi la parola, tanta è la tristezza che ti opprime. Quel tuo sguardo, pieno di luce sì, ma afflitto ed indagatore, che pare che cerchi aiuto, il tuo volto pallido, le tue labbra riarse dall’amore, la tua divina persona, che da capo a piè trema tutta, il tuo cuore che forte forte batte, e quei battiti cercano anime e ti danno un affanno da sembrare che da un momento al­l’altro tu spiri, mi dicono che tu sei solo e perciò vuoi la mia compagnia. 

Eccomi, o Gesù, tutta a te, insieme con te, anzi non mi dà il cuore di vederti gettato per terra. Ti prendo fra le mie braccia, ti stringo al mio cuore. Voglio numerare uno per uno i tuoi affanni, una per una le offese che ti si fanno avanti, per darti per tutto sollievo, per tutto riparazione, e per tutto darti almeno un compatimento.

Ma, o mio Gesù, mentre ti tengo fra le mie braccia, le tue sofferenze si accrescono. Sento, Vita mia, scorrere nelle tue vene un fuoco, e sento che il sangue ti bolle e vuole rompere le vene per uscire fuori. Dimmi, Amore mio, che hai? Non vedo flagelli, né spine, né chiodi, né croce. Eppure, poggiando la testa sul tuo cuore, sento che spine crudeli ti trafiggono la testa, che flagelli spietati non ti risparmiano alcuna particella dentro e fuori della tua divina persona, e che le tue mani sono paralizzate e contorte più che dai chiodi. Dimmi, dolce mio Bene, chi è che ha tanto potere anche nel tuo interno, che ti tormenta e ti fa subire tante morti per quanti tormenti ti dà?

Ah! Pare che Gesù benedetto schiuda le sue labbra fioche e moribonde e mi dica: 

“Figlia mia, vuoi sapere chi è che mi tormenta più de­gli stessi carnefici, anzi, quelli sono nulla a paragone di questo? È l’amore eterno che, volendo il primato in tutto, mi sta facendo soffrire tutto insieme e nelle parti più intime, ciò che i carnefici mi faranno soffrire a poco a poco. Ah! Figlia mia, è l’amore che tutto prevale su di me ed in me: l’amore mi è chiodo, l’amore mi è flagello, l’amore mi è corona di spine, l’amore mi è tutto. L’amo­re è la mia passione perenne, mentre quella degli uomini è del tempo. Ah! Figlia mia, entra nel mio cuore, vieni a perderti nel mio amore, e solo nel mio amore comprenderai quanto ho sofferto e quanto ti ho amato, e imparerai ad amarmi ed a soffrire solo per amore”.

(Meditazione tratta dalla 5ª ORA de Le 24 Ore della Passione di N.S.G.C.)