La Passione di Gesù nella Divina Volontà 

14ª MEDITAZIONE

“Figlia, sei qui? Ti stavo aspettando, ed era questa la tristezza che più mi opprimeva: il totale abbandono di tutti”.

Mio afflitto Gesù, come da corrente elettrica mi sento attirata in quest’Orto. Comprendo che tu, calamita potente del mio ferito cuore, mi chiami; ed io corro, pensando tra me: Che sono queste attrattive d’amore che sento in me? Ah, forse il mio perseguitato Gesù si trova in stato di tale amarezza, che sente il bisogno della mia compagnia! Ed io volo.

Macché! Mi sento raccapricciare nell’entrare in que­st’Orto: l’oscurità della notte, l’intensità del freddo, il lento muoversi delle foglie, che, come flebili voci, annunziano pene, tristezze e morte per il mio addolorato Gesù. Il dolce scintillio delle stelle che, come occhi piangenti, sono tutte intente a guardare, e facendo eco alle lacrime di Gesù, rimproverano me delle mie ingratitudini. Ed io tremo, ed a tentoni lo vado cercando e lo chiamo: Gesù, dove sei? Mi attiri a te e non ti fai vedere? Mi chiami e ti nascondi?

Tutto è terrore, tutto è spavento e silenzio profondo. Ma faccio per tendere le orecchie, sento un respiro affannoso ed è proprio Gesù che trovo, ma che cambiamento funesto! Non è più il dolce Gesù della Cena Eucaristica, cui splendeva nel volto una bellezza smaglian­te e rapitrice, ma è triste, di una tristezza mortale da sfigurare la sua natia beltà. Già agonizza, e mi sento turbare pensando che forse non ascolterò più la sua voce perché pare che muoia. Perciò mi abbraccio ai suoi piedi, mi faccio più ardita, mi avvicino alle sue braccia, gli metto la mia mano alla fronte per sostenerlo, e sottovoce lo chiamo: “Gesù, Gesù”.

E lui, scosso dalla mia voce, mi guarda e mi dice:

“Figlia, sei qui? Ti stavo aspettando, ed era questa la tristezza che più mi opprimeva: il totale abbandono di tutti. Aspettavo te per farti essere spettatrice delle mie pene, e farti bere insieme con me il calice delle amarezze, che tra poco il mio Padre celeste mi manderà per mezzo dell’angelo. Lo sorseggeremo insieme, perché non sarà calice di conforto ma di amarezze intense, e sento il bisogno che qualche anima amante ne beva qualche goccia almeno. Perciò ti ho chiamata, perché tu l’accetti e divida con me le mie pene, e mi assicuri di non lasciarmi solo in tanto abbandono”.

Ah, sì, mio affannato Gesù, berremo insieme il calice delle tue amarezze, soffriremo le tue pene e non mi sposterò giammai dal tuo fianco!

(Meditazione tratta dalla 5ª ORA de Le 24 Ore della Passione di N.S.G.C.)