[1] ANTOLOGIA di MEDITAZIONI sulla DIVINA VOLONTÀ
I gemiti dello Spirito Santo nei Sacramenti
[Confessione-Eucarestia-Matrimonio]
Meditazione di Roberto Lorenzetto
Quanto ci inganniamo quando siamo convinti di essere dei buoni e bravi cristiani, solo perché andiamo una o due volte all'anno a Medjugorje, o a Dozulé, o a Lourdes o a Fatima, perché andiamo da quel “santo sacerdote” o da quell'altro veggente, perché ci confessiamo due o tre volte alla settimana, perché facciamo la S. Comunione ogni giorno, perché recitiamo due, quattro rosari al giorno, e così via.
Quanto ci inganniamo e ci imbrogliamo con le nostre stesse mani: “Non chi dice “Signore! Signore!” entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la Volontà del Padre mio che è nei Cieli”, dice Gesù; e per Gesù, “fare la Volontà di Dio” è Vivere in Essa, come ha vissuto Lui: Lui è “il Maestro” e quindi Lui solo ci deve fare scuola e nessun altro, per quanto alto sia il posto che occupa.
Sentiamo quante volte Gesù ha pianto e piange sul nostro operato, che crediamo essere “santo”: tratteremo e parleremo solamente di quei sacramenti che ci toccano più di frequente:
Dal volume 18, 5/11/1925: “Figlia mia, col tuo volo nella mia Volontà giungi in tutti i Sacramenti da Me istituiti, (Gesù parla dei “giri”) scendi nel fondo di essi per darmi il tuo piccolo ricambio d’amore. Oh! Quante mie lacrime segrete vi troverai, quanti sospiri amari, quanti gemiti soffocati dello Spirito Santo.
Il suo gemito è continuo alle tante disillusioni (sconfitte, tradimenti) del nostro amore. I sacramenti furono istituiti per continuare la mia Vita sulla terra in mezzo ai figli miei, ma ahimè, quanti dolori!
Perciò sento la necessità del tuo piccolo amore. Sarà piccolo, ma la mia Volontà me lo farà grande; il mio amore non tollera, (non sopporta) per chi deve vivere nella mia Volontà, che non si associ (che non partecipi) ai miei dolori e che non mi dia il suo piccolo ricambio di amore per tutto ciò che ho fatto e che soffro”.
Gesù non tollera, è forte questo verbo ma è così che dice Gesù, e quando Gesù parla, le parole le pesa per bene, non tollera l’anima che dice di volere vivere nella sua Volontà, che dice quindi di essere unita a Lui, in Lui, e che non prenda parte ai suoi dolori e ai dispiaceri che Gli procurano le creature, per ricambiarlo in amore e in riparazione con il proprio piccolo “Ti amo! Ti adoro! Ti benedico! Ti ringrazio!”.
Ho chiesto ad un professore di lettere qual è il significato più stretto di “non tollerare”, e la risposta è stata: “non essere disposti a giustificare una determinata cosa”; quindi Gesù, in quello che abbiamo appena letto sopra, non ci giustifica.
Vivere nella Divina Volontà, lo abbiamo detto ancora, è condividere ciò che Gesù Stesso vive, che sia gioia o che sia dolore, come fossero veramente anche cosa nostra: gioie nostre, felicità nostre, dolori nostri e dispiaceri nostri: se non fosse così, il nostro non sarebbe “amore”, ma interesse misero e meschino.
Non dice in un brano: “Per l’anima che vuole vivere nella Mia Volontà, Io dico, ciò che è mio è tuo e ciò che è tuo è mio”? Cioè tutto è in comune?
Questa dovrebbe essere la disposizione dell'anima che vuole vivere in Gesù, perché qui, nella Divina Volontà, non si vive più con Gesù, ma si vive “IN GESÙ” e quindi non devono più esistere cose mie o cose sue ma “tutto diventa ed è nostro!”
Gesù è rimasto in mezzo a noi, suoi figli adottivi redenti con la Croce, per mezzo dei S. Sacramenti, perché per mezzo di Essi intendeva risanare e guarire la nostra volontà umana, e farci vivere nella Divina Volontà, per riportarci dalla condizione di figli adottivi, alla condizione per la quale siamo stati creati, cioè figli legittimi.
Ma come vengono accolti e vissuti questi Mezzi che Gesù nel suo infinito amore ci ha lasciato? Purtroppo, il più delle volte sono profanati; molte volte interpretati in modo puramente personale; spesso vengono usati per fini e scopi puramente materiali; a volte li viviamo con un po’ di fede; di rado vengono vissuti per lo scopo per il quale Gesù ce li ha donati! Sentiamo allora le pene che soffre lo Spirito Santo in ciò che invece dovrebbe essere il suo trionfo e la sua gioia più piena: I SACRAMENTI.
LA CONFESSIONE
Dal Volume 18 – 5/11/1925:
“Figlia mia, vedi come geme il mio amore nei sacramenti… Ma non ti fermare, vola ancora e sentirai i gemiti angosciosi dello Spirito Santo nel sacramento della penitenza. (Questo è il Sacramento della Misericordia di Dio!)
Quanta ingratitudine! Quanti abusi e profanazioni da parte di chi lo amministra e da parte di chi lo riceve!”
Spesso viene ridotto ad una chiacchierata, ad una formula più o meno bella; ma della presenza reale di Gesù non se ne rende conto quasi nessuno.
“In questo sacramento, il mio Sangue si mette in atto sopra il peccatore pentito, per scendere nell'anima sua, per lavarlo, per abbellirlo, per sanarlo e fortificarlo, per restituirgli la grazia perduta, per mettergli nelle mani le chiavi del Cielo, che il peccato gli aveva strappato, per suggellare sulla sua fronte il bacio pacifico del perdono”.
Questo è lo scopo che Gesù ha dato al sacramento della Confessione o Penitenza, ma la maggior parte dei cristiani si confessa, quando va bene, per mettere in pace la voce della propria coscienza, ma non certo per vivere tutte le Grazie che ci vengono donate in questo Santo Sacramento.
“Ma, ahi! Quanti gemiti strazianti nel vedere avvicinare le anime a questo sacramento della penitenza, senza dolore, per abitudine, quasi per uno sfogo del cuore umano.
Altri, orribile a dirsi, invece di andare a trovare la vita dell'anima, della grazia, vanno a trovare la morte, a sfogare le loro passioni. Sicché il sacramento si riduce ad una burla, ad una buona chiacchierata, ed il mio Sangue invece di scendere in loro come lavacro, scende come fuoco che li rende ancora più sterili”.
Ascoltando Gesù, che vede nei cuori, sono più le volte che viene profanato il Sacramento della Confessione, che santificato. Non ci rendiamo conto che il protagonista principale in questo dono di Dio, non sono “sante parole”, non sono emozioni anche buone se volete; il vero protagonista di questo Sacramento è il Sangue di Gesù, quello stesso sangue sparso nel Getzemani, nella Flagellazione, nel viaggio al Calvario, sulla Croce, quello stesso Sangue che è uscito dal suo Cuore squarciato dalla lancia di Longino: ci rendiamo conto da cosa siamo lavati nel confessionale? Lavati, purificati e risanati?
“Sicché in ogni confessione il nostro amore piange inconsolabilmente, e singhiozzando ripete: “Ingratitudine umana, quanto sei grande! Dovunque cerchi di offendermi, e mentre ti offro la vita, tu ricambi in morte la stessa vita che ti offro”. Vedi dunque come i nostri gemiti aspettano il tuo ricambio d’amore nel sacramento della penitenza...!”
Questo è un grande compito che Gesù ci dà: nella Divina Volontà, rifare le confessioni di tutti, come se tutti si fossero accostati a questo Santo Sacramento con la giusta disposizione e coscienza.
LA SS. EUCARESTIA
“Il tuo amore non si arresti, percorri tutti i tabernacoli, ciascuna Ostia Sacramentale, ed in ogni Ostia sentirai gemere lo Spirito Santo con dolore inenarrabile.
Il Sacramento dell'Eucarestia, non è la loro stessa vita che ricevono, ma è la mia stessa Vita che si dà a loro, sicché il frutto di questo sacramento è formare la mia vita in esse, ed ogni comunione serve a fare crescere la mia vita, a svilupparla, in modo da potere dire: “Io sono un altro Cristo”. Ma ahimè, quanto pochi ne profittano! Anzi, quante volte scendo nei cuori e mi fanno trovare le armi per ferirmi e mi ripetono la tragedia della mia Passione, e come si consumano le specie sacramentali, invece di pressarmi a restare con loro, sono costretto ad uscire bagnato di lacrime, piangendo la mia morte sacramentale, e non trovo chi quieta il mio pianto e i miei gemiti dolenti.
Se tu potessi rompere quei veli dell'Ostia che mi coprono, mi troveresti bagnato di pianto, conoscendo la sorte che mi aspetta nello scendere nei cuori. Perciò, il tuo ricambio d’amore per ogni Ostia sia continuo, per quietarmi il pianto; renderai meno dolorosi i gemiti dello Spirito Santo.
Non ti fermare, altrimenti non ti troveremo sempre insieme nei nostri gemiti e nelle nostre lacrime segrete; sentiremo il vuoto del tuo ricambio d’amore…”
Quante volte ogni giorno il caro Gesù viene ricevuto Sacramentato, ma non è veramente desiderato dalla creatura che Lo riceve! Non è amato davvero dall'anima alla quale si vuole donare, e viene ricevuto così, quasi per abitudine, senza il pensiero che in quell'Ostia Santa, c’è quel Dio che dice di desiderare tanto. Mangia l’Ostia Santa come mangia un pezzo di pane qualsiasi.
Lo riceve, lasciandolo quasi subito solo dentro il suo cuore, preferendo di sperdere i suoi pensieri in cose che sanno solo di terra, in cose di nessun conto e di nessun valore! Trattandolo quasi come un perfetto estraneo, idolatrando più sé stessa che Lui, suo Dio e Signore! Senza dirGli nemmeno un piccolo “Ti amo, Ti adoro, Ti benedico, Ti ringrazio!”
Come può dire di amare il suo Signore e di desiderare che vada a lei per vivere in lei, se entrando Lui, Gesù, nella sua anima, lei non condivide ciò che Lui le porge come vita, se non condivide le Sue Necessità, se non condivide la Sua Santità, la Sua Gioia, i Suoi Dolori, i Suoi Disegni, i Suoi Desideri, le Sue ansie d’Amore?! Come può l’anima dire di amarLo? Non è vero! Perché fare compagnia ad Uno che si ama, significa fare insieme ciò che fa Lui, Colui del quale dico di volerGli bene.
Quindi se ricevo il mio Gesù, ma non partecipo a ciò che Lui fa e pensa, se non godo ciò che gode Lui, se non amo ciò che ama Lui, se non soffro delle sue stesse sofferenze, io sono un falso, o una falsa, e con responsabilità Lo lascio solo, anche se l’ho appena ricevuto in me; Lo lascio abbandonato, solitario dentro di me.
In questo modo impedisco a Gesù Dio di parlare al mio cuore, di confidarsi con la mia anima, e anche se mi parlerà, io sarò sordo alla sua voce, non Lo sentirò; sarà come se Gli chiudessi la bocca. Che responsabilità chiudere la bocca a Dio riducendolo al silenzio, senza farlo sfogare nel suo amore soffocato.
Lui cerca confidenze e io non gliele concedo! Cosa può lasciare, il caro Gesù, nel mio cuore? Nemmeno le sue lacrime! Forse non merito neppure quelle!
Con il mio comportamento Gli dico: “Se tu vuoi soffrire, soffri pure! Ma, a me, lasciami libero da ogni fastidio! Se Tu vuoi vivere nella Volontà del Padre, fallo pure, ma a me lasciami vivere la mia volontà!” Veramente non merito nemmeno le sue lacrime! Lasciasse almeno quelle avrei in me qualcosa di divino da amare e da adorare! Sono un’anima sterile, senza frutto! Sterile di virtù, di amore alla croce, sterile di amore ai fratelli, sterile di ogni segno di vita! Con la bocca dico una cosa, ma con la vita ne pratico un’altra!
Quante volte Lui vorrebbe donarsi a me con il suo linguaggio preferito, con le sue strette d’amore, ma io non glieLo permetto, anzi Lo affogo, costringendoLo a fuggire il prima possibile dal mio cuore! Ci sono momenti dove il caro Gesù cerca un cuore che Gli si offra per potergli comunicare una goccia delle sue amarezze, delle restrizioni che Gli procurano anche coloro che si dicono suoi figli e dicono di volerGli bene! Ma non lo trova. Vorrebbe comunicare una goccia del suo dolore, per avere un’anima almeno che Gli faccia compagnia; ma tutto quanto sappiamo dirGli è di liberarci dalle nostre croci, dai nostri fastidi, dai problemi della nostra vita, e Lui Lo lasciamo solo nel e con il suo dolore! E nonostante il nostro egoismo, spesso, Egli soffoca i suoi dolori e li nasconde, per accontentare i suoi figli, anche se questi non lo meriterebbero! Solo un Dio può arrivare a tanto!
Quanto non sarebbe di più amore vero, se Gli dicessimo con il cuore: “Gesù, non Ti chiedo nulla per me se non l’unirmi a Te, per amarti con il tuo amore, per adorarti con le tue adorazioni, per ripararti con la tua stessa vita, per soffrire con Te in Te!”
E non pensiamo che siano pochi coloro che Lo ricevono Sacramentato, più per darGli dolore che per darGli amore! Purtroppo, dice Lui, sono più quelli che lo ricevono per darGli dolore che coloro che Gli danno amore! Perché sono più coloro che Lo ricevono con la loro volontà umana, di quelli che Lo ricevono nella sua Divina Volontà! Perché solo nella Divina Volontà vissuta, Gesù trova ristoro!
Per quanto tempo, nel riceverLo, dovremmo fermarci, quasi trattenere il respiro, chiudere la porta del nostro cuore e della nostra mente, e unirci in Lui in stretta, strettissima intimità, lasciando fuori di noi tutto il resto!? ParlarGli, confidarci, intrattenerLo, dandoGli ogni palpito del nostro cuore fuso tutto nel Suo Stesso Cuore! Ma purtroppo siamo distratti e non lo facciamo.
“Voglio, nella Divina Volontà, in questo momento, darti l’amore, le riparazioni, i ringraziamenti e i baci che tutti dovrebbero darti e non ti danno, e ripeterlo ad ogni battito del mio cuore”.
IL MATRIMONIO
“(Ora) presta l’orecchio del tuo cuore ed ascolta i nostri profondi gemiti nel sacramento del matrimonio.
Quanti disordini in esso! Fu elevato da me, il matrimonio, come sacramento, per mettervi in esso un vincolo sacro, il simbolo della Trinità Sacrosanta, l’amore Divino che Essa racchiude; sicché l’amore che doveva regnare nel padre, madre e figli, la concordia, la pace, doveva simboleggiare la Famiglia Celeste”.
Altroché convivenze, coppie di fatto, unioni omosessuali, ecc.! Questo è cambiare l’ordine di Dio che ha stabilito fin dalla creazione, e che Gesù ha confermato nel S. Vangelo!: “E lui lascerà suo padre e sua madre, si unirà a lei e i due saranno una carne sola”. Nessuno ha l’autorità e la facoltà di cambiare la Parola di Dio. Nessuno! “Ma sì, si vogliono bene! Stanno tanto bene insieme!” Questo è il vangelo di satana, non il Vangelo di Dio!
“Onde dovevo avere sulla terra tante altre famiglie simili alla famiglia del Creatore, destinate a popolare la terra, come altrettanti angeli terrestri, da ricondurre a popolare le regioni celesti.
Ma, ahi! Quanti gemiti nel vedere formare nel matrimonio famiglie di peccato che simboleggiano l’inferno, con la discordia, col disamore, con l’odio, che popolano la terra come tanti angeli ribelli, che serviranno a popolare l’inferno!...
Lo Spirito Santo geme con gemiti strazianti in ogni matrimonio, nel vedere formare sulla terra tanti covi infernali; perciò sia il tuo ricambio d’amore in ogni matrimonio, in ogni creatura che viene alla luce; così il tuo gemito amoroso renderà meno dolenti i nostri gemiti continui…”
Come in tutto il resto della vita, anche e soprattutto nel matrimonio dobbiamo amare la croce, questo è fondamentale; dobbiamo volere accettare di essere crocifissi con tantissimi chiodi di luce, inchiodati su quella Croce gloriosa che è la Divina Volontà, dove Gesù stesso è stato crocifisso dal Padre. Se non accettiamo questa crocifissione nella Croce di luce, rimaniamo con la croce di legno nelle nostre mani, che è la croce più bassa, e infangata dalla non rassegnazione e il non amore verso di Essa; ma con questo non saremo certamente esonerati dal doverla portare, con o senza amore, con o senza rassegnazione, con o senza volerlo. Certo c’è la separazione, il divorzio e altre forme di divisione, ma ricordiamoci che davanti a Dio quell'unione contratta davanti all'altare non verrà mai divisa e spaccata.
Un giorno una signora ha chiesto “Se mio marito vuole fare una cosa e io voglio fare diversamente, cosa devo fare?” Questa è la risposta: Se ciò che vuole il marito non è una cosa cattiva, se non c’è in essa peccato, tu devi fare come dice tuo marito, perché dentro tuo marito c’è il tuo Sposo Gesù che tu hai scelto; allora se fai come ti dice lui, tuo marito, tu stai seguendo in lui il tuo Sposo Gesù che tu dici di amare.
Allora amalo!!! Amalo davvero nella persona di tuo marito; ama Gesù nel tuo sposo, e fa ciò che ti chiede di fare, per il tuo Gesù, e non come se lo facessi per l’uomo che è in tuo marito; e avrai il merito del bene di avere seguito Gesù, con l’ubbidienza, la mitezza, l’umiltà, la gioia, la rassegnazione volontaria a questa situazione che ti viene chiesto di vivere.
Dice Maria SS. nel Regno del “Fiat”, 17° giorno: “Tutti gli stati di vita sono santi, anche il matrimonio, purché dentro vi sia la Divina Volontà ed il sacrificio esatto dei propri doveri; ma la maggior parte sono indolenti e pigri e non solo non si fanno santi, ma formano del loro stato di coniuge chi un purgatorio e chi un inferno”.
Non è certo semplice e facile seguire sempre i voleri del marito o della moglie, ma fintantoché non c’è una cosa cattiva e peccaminosa di mezzo, tutto è Volontà Adorabile di Dio, quindi la si deve vivere, non fare.
Dice S. Paolo: “Le donne siano soggette ai loro mariti come al Signore, perché il marito è capo della donna, come Cristo è capo della Chiesa, del cui corpo Egli è il Salvatore. Come la Chiesa è soggetta a Cristo, così le donne siano soggette in tutto ai loro mariti” (Ef 5,23-24). È in questo modo che Gesù trasforma la sua Chiesa in Sposa degna di Lui: con la perfetta sottomissione e rassegnazione alla sua Volontà. Ma il marito ha delle responsabilità e dei doveri almeno pari se non superiori a quelli della moglie.
“E voi mariti, amate le vostre mogli, come Cristo amò la Chiesa e sacrificò Sé Stesso per Lei, per santificarla, purificandola col lavacro dell'acqua unito alla parola, poiché Egli volle presentarla a Sé Stesso tutta risplendente, senza macchia, ne ruga, ne altro di simile, ma santa e immacolata. Così i mariti devono amare le loro mogli, come i loro propri corpi; chi ama la propria moglie ama sé stesso” (Ef 5,25-28).
Il marito deve amare la propria moglie, come Gesù ha amato la sua Chiesa, cioè fino a dare la sua vita per vederla felice e gioiosa; e in questo caso la vita del marito, è la sua volontà, le sue decisioni. Il marito Deve amare la propria moglie come ama la sua stessa carne, il suo stesso corpo: mai si farebbe intenzionalmente del male, per nessun motivo al mondo, e così deve essere nei confronti di lei: mai dovrebbe procurarle volontariamente del male, ne procurarle volontariamente dolore o dispiacere, disposto a rinunciare in sé a sé stesso e a soffrire lui al posto di lei.
Il matrimonio è difficile perché non vi è una Volontà Divina veramente regnante e vissuta fra i due coniugi: ci sono invece due volontà, ognuna delle quali vuole fare ciò che vuole lei: è come se stessero guidando la stessa macchina, e uno vuole girare il volante da una parte e l’altro dall'altra. Ecco che a questo punto ci vuole, è necessaria la Croce che fonde queste due volontà, le liquefa e le fa scorrere in una Volontà nuova, perché dalla morte di quelle due volontà nella croce, uscirà la Volontà Divina, luminosa, gloriosa: quella Croce di luce che porta in sé la vita divina, dove a regnare è l’armonia, la pace, la concordia, la lealtà, la purezza, l’altruismo, il rinnegamento di sé per l’esaltazione dell'altro.
Questo è il matrimonio! Non sopportarsi a vicenda, a malincuore e stentatamente forzati, come il mondo dice, bisticciando e brontolando sempre; questo non è il matrimonio voluto da Dio, ma il matrimonio voluto dal nemico infernale.
Se necessario allora, correggiamolo in fretta il nostro matrimonio, stendendolo sopra la Croce di Luce della Divina Volontà, sulla quale Gesù Stesso è stato crocifisso, e come Lui è risorto, così anche il nostro matrimonio risorgerà in Gesù Dio!
FIAT!!!!!