“Chi fa la mia Volontà non ha a che cosa morire, già è abituato a vivere di Cielo”.

Sentendomi un po’ sofferente, stavo dicendo al mio sempre amabile Gesù: “Quando mi porterai con te? Deh, presto, Gesù, fate che la morte mi tagli questa vita e mi ricongiunga con te in Cielo!”

E Gesù: “Figlia mia, per l’anima che fa la mia Volontà e vive del mio Volere, non c’è né vi sono morti. La morte sta per chi non fa la mia Volontà, perché deve morire a tante cose: a se stesso, alle passioni, alla terra. Ma chi fa la mia Volontà non ha a che cosa morire, già è abituato a vivere di Cielo; [la morte] non è altro che deporre le sue spoglie, come se una deponesse le vesti di povera per vestire le vesti di regina, per lasciare l’esilio e prendere la patria, perché l’anima che fa la mia Volontà non è soggetta a morte, non a giudizio, il suo vivere è eterno; ciò che doveva fare la morte l’ha fatto anticipatamente l’amore, ed il mio Volere l’ha riordinata tutta in me, in modo che non ho di che giudicarla. Quindi statti nella mia Volontà e quando meno te lo pensi ti troverai nella mia Volontà in Cielo”.

(Libro di Cielo 11° Volume - 9 giugno 1912)