“Questo è un dono che voglio fare in questi tempi sì tristi: che non solo facciano la mia Volontà, ma che la posseggano”.

Figlia mia, il vivere nella mia Volontà è il vivere che più si avvicina ai beati del cielo, ed è tanto distante da chi semplicemente sta uniformato alla mia Volontà e la fa eseguendone fedelmente gli ordini, quanto è distante il cielo dalla terra, quanta distanza passa tra figlio e servo, tra re e suddito...

E poi, questo è un dono che voglio fare in questi tempi sì tristi: che non solo facciano la mia Volontà, ma che la posseggano. Non sono forse io padrone di dare ciò che voglio, quando voglio ed a chi voglio? Non è padrone un signore di dire ad un servo: ‘Vivi in casa mia, mangia, prendi, comanda come un altro me stesso’? E per fare che nessuno possa impedire al servo il possesso dei beni del signore, si legittima questo servo per figlio e gli dà il diritto di possedere. Se ciò può fare un ricco, molto più posso fare io. Questo vivere nel mio Volere è il dono più grande che voglio fare alle creature”.

(Libro di Cielo 17° Volume - 18 settembre 1924)