“Tutto vorrei comunicarmi all'uomo, tutto adombrarlo nelle mie stesse qualità, ma sono respinto”.

Il mio povero cuore me lo sentivo oppresso ed in pene amare, che non è necessario qui dirle, ed il mio sempre amabile Gesù venendo mi ha detto:

“Figlia mia, io mando le pene alle creature affinché nelle pene trovino me. Io sono come involto nelle pene, e se l’anima soffre con pazienza, con amore, rompe l’involto che mi copre e trova me; altrimenti io resterò nascosto nella pena e lei non avrà il bene di trovarmi ed io non avrò il bene di rivelarmi”.

Poi ha soggiunto: “Io sento una forza irresistibile di spandermi verso le creature: vorrei spandere la mia bellezza per farle tutte belle, ma la creatura imbrattandosi con la colpa respinge la bellezza divina e si copre di bruttezza; vorrei spandere il mio amore, ma queste amando ciò che non è mio vivono intirizzite dal freddo, ed il mio amore resta respinto. Tutto vorrei comunicarmi all'uomo, tutto adombrarlo nelle mie stesse qualità, ma sono respinto, ed [egli] respingendomi forma un muro di divisione tra me e lui, da giungere a rompere qualunque comunicazione tra la creatura ed il Creatore. Ma con tutto ciò io continuo a spandermi, non mi ritiro, per poter trovare qualcuno almeno che riceva le mie qualità, e trovandolo gli raddoppio le grazie, le centuplico, mi verso tutto in lui da farne un portento di grazia.

Perciò togli quest’oppressione dal tuo cuore, riversati in me ed io mi verserò in te. Te l’ha detto Gesù e basta! Non pensare a nulla ed io farò e ci penserò a tutto”. 

(Libro di Cielo 12° Volume - 16 aprile 1918)