“L'anima che fa vivere la mia Volontà in se stessa, come prega, come soffre, come opera, come ama, forma un dolce incanto alle pupille divine”.

Figlia mia, tu devi sapere che l’anima che qui in terra fa vivere la mia Volontà in se stessa, come prega, come soffre, come opera, come ama, ecc., forma un dolce incanto alle pupille divine, in modo che racchiude in quell'incanto, coi suoi atti, lo sguardo di Dio, per cui l’Onnipotente, preso dalla dolcezza di questo incanto, si sente disarmare di molti castighi che si attirano le creature coi loro gravi peccati.

Questo incanto ha virtù d'impedire che la mia giustizia si riversi con tutto il suo furore sulla faccia della terra, perché anche la mia giustizia subisce l’incanto della mia Volontà che opera nella creatura.

Ti pare poco che il Creatore veda nelle creature, viventi ancora sulla terra, la sua Volontà Divina operante, trionfante e dominante con quella libertà con cui opera e domina in cielo? Ma questo incanto, nel cielo, è all'opposto, perché la mia Volontà nel mio regno domina come in casa sua, e l’incanto viene formato in me stesso, non fuori di me, sicché sono io, è la mia Volontà che incanta con una forza rapitrice tutti i beati, in modo che le loro pupille sono racchiuse nel mio incanto per bearsi eternamente; sicché non loro mi formano il dolce incanto, ma io a loro; sicché le mie pupille sono libere, non subiscono nessun affascinamento.

Invece, la mia Volontà, vivendo nella creatura che valica l’esilio, è come operante e dominante in casa della creatura, il che è più meraviglioso, ed è perciò che mi forma un incanto più gradito, che mi affascina e fa subire al mio sguardo un’attrattiva tale, da rapirmi a fissare le mie pupille su di lei, senza poterle spostare... Ah, tu non sai quanto sia necessario questo incanto in questi tempi!

(Libro di Cielo 17° Volume - 23 ottobre 1924)