“Quello che voglio che ti stia a cuore è la costanza nel bene, sia nell'interno che nell'esterno”.

“Figlia mia, quello che voglio che ti stia a cuore è la costanza nel bene, sia nell'interno che nell'esterno, perché la ripetizione d’amarmi, di tanti atti interiori e del bene costante, fa crescere sempre la vita divina nell'anima; ma con tale energia che può paragonarsi a quel bambino che crescendo in aria buona e con cibi sani cresce sempre bene, in piena salute finché giunge a debita statura, senza aver avuto bisogno né di medici né di medicine, anzi è tanto robusto e forte che solleva ed aiuta gli altri.

Mentre chi non è costante cresce come quel bambino che non si nutre sempre di cibi sani e vive in aria putrida, cresce infermiccio, e siccome le membra non hanno forza di svilupparsi e crescere per mancanza di buon nutrimento, si sviluppano con difetti; quindi, dove si forma un tumore, dove un ascesso. Sicché cammina zoppicando, parla stentato, si può dire che è un povero storpiato, sebbene si veggono mescolate le membra buone, ma più ve ne sono difettose. E ad onta che consulta medici e prende medicine, poco o nulla gli giovano, perché il sangue è infetto per l’aria putrida e le membra deboli e difettose per il mal nutrirsi. Onde sarà uomo, ma non giungerà a debita statura ed avrà bisogno d’aiuto senza poter aiutare gli altri.

Così è l’anima incostante; l’incostanza nel bene è come se l’anima si nutrisse di cibi non buoni, ed applicandosi ad altre cose che non sono Dio, è come se respirasse aria putrida; quindi la vita divina cresce stentata, misera, mancandole la forza, il vigore della costanza”.

(Libro di Cielo 8° Volume - 26 agosto 1908)