“Come mi è duro, come mi è duro dispiacere chi fa la mia Volontà! Dispiacerei me stesso”.

Quest’oggi stavo fondendomi tutta in Gesù, ma tanto da sentire al vivo e reale tutto Gesù in me, e mentre lo sentivo mi ha detto, ma in modo sì tenero e commovente che il mio povero cuore si sentiva crepare:

“Figlia mia, mi è troppo duro non contentare chi fa la mia Volontà. Come tu vedi non ho più mani né piedi né cuore né occhi né bocca, nulla mi resta; nella mia Volontà che ti sei presa, di tutto ti sei impadronita, ed a me nulla mi resta. Ecco, perciò ai tanti gravi mali che inondano la terra non piovono i flagelli meritati, perché mi è duro non contentarti, e poi come lo posso, ché non ho le mani e tu non me le cedi? Se mi saranno assolutamente necessarie sarò costretto a farti un furto, oppure convincerti, in modo che tu stessa me le cederai. Come mi è duro, come mi è duro dispiacere chi fa la mia Volontà! Dispiacerei me stesso”.

Io ne sono rimasta stupita di questo parlare di Gesù; non solo, ma vedevo davvero che io tenevo le mani, i piedi, gli occhi di Gesù, e gli ho detto: “Gesù, fammi venire”.

E lui: “Dammi un altro poco di vita in te e poi verrai”.

(Libro di Cielo 11° Volume - 14 marzo 1914)