“Tu devi sapere che il vivere nella nostra Volontà è un dono che la nostra magnanimità vuol dare alle creature”.

Tu devi sapere che il vivere nella nostra Volontà è un dono che la nostra magnanimità vuol dare alle creature, e con questo dono la creatura si sentirà trasformata: da povero, ricco, da debole forte, da ignorante dotto, da schiavo di vile passione, dolce e volontario prigioniero d’una Volontà tutta santa che non lo terrà prigioniero, ma re di sé stesso, dei domini divini e di tutte le cose create.

Succederà come ad un povero che veste miseri cenci, abita in un tugurio senza porte, quindi esposto ai ladri e nemici, non ha un pane sufficiente come sfamarsi la fame ed è costretto a mendicarlo; se un re gli desse per dono un milione, il povero cambierebbe la sua sorte e non più farebbe la figura d’un povero mendico, ma d’un signore che possiede palazzi, ville; veste con decenza, tiene cibi abbondanti e si mette in condizione di potere aiutare gli altri. Chi ha cambiato la sorte di questo povero? Il milione ricevuto in dono.

Ora se una vile moneta tiene virtù di cambiare la sorte d’un povero infelice, molto più il gran dono della nostra Volontà, dato come dono, cambierà la sorte infelice delle umane generazioni, menoché chi volontariamente vuol restare nella sua infelicità, molto più che questo dono fu dato all'uomo nel principio della sua creazione, ed ingrato lo respinse col fare la sua volontà, sottraendosi dalla nostra.

(Libro di Cielo 30° Volume - 30 aprile 1932)