[AUDIO] Meditazione sul 1° volume

capitoli 17 e 18

 

Gesù purifica l'anima di Luisa togliendole la sua presenza sensibile.

La stessa cosa fa, in modo ordinario, con le anime comuni, togliendo il gusto della sua presenza sensibile (fervore e consolazione).

Per due motivi: perché l'anima scopra il suo nulla e perché impari a desiderare solo Gesù.




Volume 1 - Capitolo 17

“Non potrai veramente assomigliarti a me se non per mezzo dei patimenti”.

D'allora in poi, ricordo, si accese in me tanta brama di patire che non si è smorzata ancora. Ricordo ancora che dopo la comunione Lo pregavo ardentemente che mi concedesse il patire, e lui, delle volte per contentarmi mi pareva che prendesse le spine dalla sua corona, e mi pungeva il cuore; altre volte mi sentivo prendere il cuore tra le sue mani e me lo stringeva tanto forte, che per il dolore mi sentivo perdere i sensi. Quando avverti[vo] che le persone se ne potevano avvertire qualche cosa, e lui disposto a darmi queste pene, subito gli dicevo: «Signore, che fai? Vi prego a darmi il patire, ma che sia nascosto a tutti». Fino ad un tempo mi contentò, ma i miei peccati mi hanno reso indegna di patire nascosta, senza che nessuno se ne avvede[sse]. Ricordo che molte volte dopo la comunione mi diceva: «Non potrai veramente assomigliarti a me se non per mezzo dei patimenti. Finora sono stato insieme con te, ora voglio lasciarti un po' sola, senza farmi sentire. Vedi, finora ti ho portato per mano, insegnandoti e correggendoti di tutto, e tu non hai fatto altro che seguirmi. Adesso voglio che [faccia] da te stessa, ma però, più attenta che prima, pensando che Io ti sto fissamente guardando, solo senza farmi sentire, e che quando ritornerò a farmi sentire verrò, o per premiarti se mi sarai fedele, o per castigarti se mi sarai ingrata...» Rimanevo tanto spaventata ed atterrita a tale intimazione [che] gli dicevo: «Signore, mio Tutto e mia Vita, come potrò sussistere senza di Te. Chi mi darà la forza? Come, dopo che mi hai fatto lasciare tutto, in modo che mi sento come se nessuno esistesse per me, mi vuoi lasciare sola ed abbandonata. Che, Vi siete forse dimenticato quanto sono cattiva e che senza di voi nulla posso?».

 


Volume 1 - Capitolo 18

Gesù vuole che l’anima tocchi con mano il proprio nulla e si disponga alla più profonda umiltà, e perciò la priva d’ogni consolazione e grazia sensibile, occultandosi a lei.

E per questo appunto, prendendo un aspetto più serio, mi soggiungeva: «E che ti voglio far ben capire chi sei tu. Vedi, lo faccio per tuo bene, non ti attristare, voglio preparare il tuo cuore a ricevere le grazie che ho disegnato sopra di te. Fino adesso ti ho assistito sensibilmente, ora [sarà] meno sensibile, ti farò toccare con mano il tuo nulla, ti fonderò bene nella profonda umiltà per poter edificare sopra di te altissime mura. Quindi, invece di affliggerti dovresti rallegrarti e ringraziarmi, ché quanto più presto ti farò passare il mare tempestoso, tanto più presto giungerai al porto della sicurezza, a quante più dure prove ti assoggetterò, tante grazie più grandi ti darò. Coraggio, adunque, coraggio, e poi verrò presto!».

E nel così dirmi mi pareva che mi benediva e si partiva.

Chi potrà dire la pena che sentivo, il vuoto che lasciava nel mio interno, le amare lacrime che versavo. mi rassegnavo però alla sua Santa Volontà; parea che da lontano gli baciavo la mano che mi aveva benedetta, dicendogli: «Addio, o Sposo Santo, addio» mi vedevo che tutto per me era finito, mentre lui solo tenevo, e che, mancandomi lui, non mi restava nessuna altra consolazione, ma tutto si convertiva in amarissime pene. Anzi le stesse creature mi stuzzicavano la pena, in modo che tutte le cose che guardavo parea che mi dicevano: « Vedi, siamo opere del tuo Amato; e lui, dov'è?». Se guardavo acqua, fuoco, fiori, anzi le stesse pietre, subito il pensiero diceva: «Ah! queste sono opere del tuo Sposo! Ah, loro ho il bene di vederle e lui non lo vedo! Deh! opere del mio Signore, datemi notizie, ditemi dove si trova? Mi disse presto che sarebbe venuto, ma chissà quando!».

Delle volte giungevo a tanta amara desolazione, che mi sentivo mancare la respirazione, gelare tutta ed un fremito per tutta la persona. Delle volte se ne avvertiva la famiglia, e l'attribuivano a male corporale e volevano farmi mettere in cura, chiamare medici; delle volte tanto insistevano che giungevano; ma io però facevo quanto più potevo di starmene sola, sicché poche volte avvertirono.

Mi ricordavo ancora tutte le grazie, le parole, le correzioni, i rimproveri; vedevo con occhio chiaro che tutto l'operato fin qui, tutto, tutto era stato opera della Sua grazia, e che di me non restava altro che il puro niente e l'inclinazione al male; toccavo con mano che senza di lui non più sentivo l'amore così sensibile, quei lumi così chiari nella meditazione in modo che restavo le due e tre ore, ma però facevo quanto più potevo di fare quello che facevo quando me lo sentivo, perché mi sentivo ripetere quelle parole: «Se mi sarai fedele verrò per premiarti, se ingrata per castigarti».

Così passavo, quando due giorni, quando quattro, più o meno come a lui piaceva. L'unico mio conforto era riceverlo in Sacramento... Ah, sì, certo, lì Lo trovavo, non potevo dubitare, e ricordo che poche volte non si faceva sentire, perché tanto Lo pregavo e ripregavo ed importunavo che mi contentava; ma però, non amoroso e amabile, ma severo.