Libro di Cielo - Volume 3°

Luglio 3, 1900 (91)

Dice Gesù: “I castighi che sto mandando sono niente a confronto di quelli che stanno preparati”.

Questa mattina, avendo fatta la santa comunione, ho visto il mio adorabile Gesù e gli ho detto: “Mio diletto Signore, perché non volete placarvi?”

E Gesù benedetto, spezzando il mio dire ha risposto: “Eppure i castighi che sto mandando sono niente a confronto di quelli che stanno preparati”.

Mentre ciò diceva, innanzi a me vedevo tante persone infettate da malori contagiosi, che ne morivano. Onde presa da raccapriccio, gli ho detto: “Deh, Signore, ci vorrebbe anche questa! Che fate, che fate? Se ciò volete fare, toglietemi da questa terra, che non mi regge l’anima vedere spettacoli così funesti. Chi mi darà la forza di stare in questo stato?”

Mentre sfogavo la mia afflizione, Gesù compatendomi mi ha detto: “Figlia mia, non temere del tuo stato di assonnamento. Questo dice che, siccome sto io con le genti come se dormissi, come se non li sentissi e guardassi, così ho messo te nello stesso stato. Del resto, se ti dispiace, te lo dissi altra volta, vuoi che ti sospenda lo stato di vittima?”

Ed io: “Signore, non vuole l’ubbidienza che accetti la sospensione”.

E lui: “Ebbene, che vuoi da me? Statti quieta ed ubbidisci!”

Chi può dire quanto sono restata afflitta? Non solo, ma mi pare d’essere restate[1] addormentate le potenze interne, da vivere come se non vivessi. Ah, Signore, abbiate pietà di me, non mi lasciate in abbandono, in uno stato sì compassionevole e doloroso!



[1] d’essere restate, cioè che siano rimaste

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